I PROMESSI SPOSI (Capitolo Il)

 

I PROMESSI SPOSI

Alessandro Manzoni

(Capitolo Il)


Antefatto

Il primo capitolo dei Promessi Sposi si chiude con don Abbondio che rientra alla canonica

sconvolto dall'incontro con i bravi di don Rodrigo, che gli hanno ordinato di non celebrare il

matrimonio tra Renzo e Lucia.


La notte di Don Abbondio

Don Abbondio si gira e rigira nel letto senza riuscire a prendere sonno, tormentato dal pensiero di trovare soluzione alla difficile situazione in cui si trova. Il curato sceglie la soluzione più facile, quella di prendere tempo, rinviando il matrimonio. Dovrà darne notizia a Renzo ma questo fatto lo spaventa assai meno dell'eventualità di dar contro a don Rodrigo.


Renzo a casa di don Abbondio

Il mattino dopo Renzo giunge in canonica per definire gli ultimi dettagli del matrimonio che deve celebrarsi quel giorno stesso (8 novembre 1628).

Renzo si presenta vestito per le grandi occasioni, è un giovane di 20 anni ed ha 'esuberanza e la spavalderia (Manzoni usa la parola braveria, termine che deriva da bravo) tipiche di quell'età, è orfano, è un gran lavoratore. Renzo è filatore di seta e possiede inoltre un piccolo podere in cui lavora nei momenti in cui il lavoro al filatoio è fermo. Pur non essendo ricco non ha preoccupazioni economiche.

Don Abbondio, teso e preoccupato, inizialmente prende tempo, simula di non ricordare che la data sia stata fissata per quel giorno, è reticente ed avanza varie scuse che impediscono di celebrare il matrimonio. Dice di non sentirsi bene, poi parla di imbrogli, ma non spiega cosa intende lasciando solo credere a Renzo che non siano state espletate alcune formalità.

La reazione di Renzo, prima stupita, comincia poi ad essere alterata ed egli incalza il curato con le richieste di chiarimento. Don Abbondio sentendosi in difficoltà sfrutta la sua superiorità culturale ricorrendo persino al latino per disorientare Renzo, facendo leva sulla sua ignoranza, e farlo desistere.

Per convincere Renzo lo rassicura inoltre dichiarando che userà tutta la sua buona volontà per risolvere a breve la questione, dato il grande affetto che nutre per i due giovani, affermando di essere generosamente disposto ad accollarsi tutte le colpe per il rinvio davanti a Lucia e ai paesani, che sicuramente ne avrebbero fatto oggetto di chiacchiere (i discorsi del mondo).

Renzo si convince a pazientare ancora una settimana e si congeda verso la casa di Lucia.


Incontro con Perpetua

Lungo la strada Renzo vede la Perpetua e si intrattiene a parlare con lei. Le chiede chiarimenti ed ella, dopo varie insistenze, si lascia sfuggire che don Abbondio è stato costretto da forza maggiore. Renzo si sforza di mantenere un atteggiamento naturale e chiede più dettagli ma la Perpetua a quel punto si rifugia nell'orto chiudendo la porta dietro di sé.


Il secondo colloquio tra Renzo e don Abbondio

Renzo torna quindi sui propri passi e senza più remore affronta minaccioso (e forse

inavvertitamente appoggia la mano sul manico del coltello che gli usciva dal taschino) il curato, il quale, messo alle strette, si decide infine a parlare, fa il nome di don Rodrigo e racconta l'incontro con i bravi e le minacce subite. Renzo rimane attonito ed il curato privo di forze e febbricitante decide di mettersi a letto e darsi malato.


Renzo va a casa di Lucia

A casa di Lucia fervono i preparativi per il matrimonio e amiche e comari si accalcano intorno alla futura sposa. Renzo che vuole incontrarla da sola incarica una bambina, Bettina, figlia dei vicini di casa di farle avere un messaggio senza farsi notare dagli altri.

Avuto il messaggio, Lucia raggiunge Renzo, e, informata di quanto accaduto esclama: "ma fino a questo segno!", mostrando di aver temuto che accadesse qualcosa del genere. Renzo perplesso e sospettoso del fatto che ella non ne abbia mai fatto cenno prima le chiede spiegazioni.

Il capitolo si conclude con Lucia che congeda le amiche e le comari annunciando il rinvio del

matrimonio, a causa di una improvvisa malattia del curato.


Renzo e Lucia

Entrano in scena i protagonisti del romanzo: Renzo ed alla fine del capitolo Lucia. Manzoni li

descrive e ne delinea le caratteristiche fondamentali, fisiche e psicologiche collocandoli in un

contesto storico e sociale preciso.

Sono personaggi inventati da Manzoni che, rispondendo all'esigenza della narrazione verosimile, lì crea ad immagine dei tipici giovani popolani lombardi del Milanese nel Seicento, sia come

atteggiamento, nel modo di vestire, mentalità e linguaggio.

La descrizione di Renzo al cospetto del curato, a differenza di quella dei bravi del primo capitolo, è

più poetica che documentaria, Manzoni non ricorre a un gran numero di particolari ma vuole solo

mettere in rilievo l'aspetto gioviale e nello stesso tempo sfrontato del giovane.

Manzoni lo colloca anche in una realtà storico-economica precisa, quella della manifattura tessile

in cui comincia a profilarsi scarsità di lavoro e tempi di carestia che realmente affliggeranno il

Milanese all'epoca.

Lucia è descritta sia fisicamente, i lunghi e neri sopraccigli, ed anche psicologicamente: appare

timida, semplice e modesta.

Tenuto conto che fino ad allora, ad eccezione della letteratura comica, nessun popolano, era mai

stato protagonista di narrazioni letterarie, la scelta di Manzoni è da considerare rivoluzionaria.



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