Vita e opere Giovanni pascoli ( Italiano )




GIOVANNI PASCOLI


Nasce in provincia di Forlì, quarto di dieci figli, trascorre l'infanzia in campagna, il 10 agosto 1867 una tragedia sconvolge la famiglia: mentre torna in calesse da Cesena, Ruggero Pascoli viene ucciso con un colpo di fucile. L'assassinio del padre ritornerà ossessivamente nelle liriche di Pascoli, assurgendo a simbolo di un mondo ingiusto e minaccioso, capace di distruggere senza motivo quel «nido» familiare che egli non smetterà di rimpiangere. A questo evento drammatico seguono altri gravi lutti: la sorella maggiore a e la madre, i fratelli Luigi e Giacomo. Negli anni universitari entra in contatto con gli ambienti anarchici, spinto da una viva esigenza di giustizia sociale, si avvicina al socialista Andrea Costa. Arrestato durante una manifestazione in favore dell'anarchico Giovanni Passannante, trascorre tre mesi in carcere. 

Nel 1897 escono Il fanciullino e la prima edizione dei Poemetti. Il tema centrale della raccolta è ancora la vita di campagna, ma i componimenti si differenziano da Myricae per l'utilizzo della terzina dantesca, le dimensioni più ampie e la struttura narrativa. Sul piano espressivo risalta la sperimentazione linguistica, che si spinge fino alla mescolanza di lingue diverse, dall'inglese degli emigranti di Italy, all’uso di termini ed espressioni del dialetto di Castelvecchio.


Nel 1904 Pascoli è all'apice della sua maturità letteraria e pubblica i Poemi conviviali, ispirati al mondo classico, su personaggi del mito e della storia antica (tra cui Odisseo e Alessandro Magno), sui quali Pascoli proietta le inquietudini tipiche della crisi di fine secolo e i. Nel frattempo affianca all'attività poetica quella saggistica, pubblicando tre volumi dedicati all'allegoria nella Commedia dantesca e scritti su Leopardi e Manzoni.  Pascoli poeta intimista ma anche ufficiale che canta eventi pubblici. Pascoli viene sempre più spesso coinvolto in avvenimenti ufficiali, che influenzano anche la sua poesia, accentuandone i caratteri enfatici e retorici. Nel suo ultimo discorso pubblico dal titolo La grande Proletaria si è mossa, Pascoli plaude all'impresa militare in Libia, vista come unica via per risolvere il dramma dell'emigrazione e garantire nuove opportunità ai ceti meno abbienti. Le ultime raccolte –i Poemi italici– mostrano una decisa involuzione verso temi nazionalistici, volti a celebrare le glorie e i personaggi della storia d'Italia e i valori morali e civili della "civiltà italica". Questa produzione, vicina ai toni da «poetavate» di Carducci o D'Annunzio, è oggi poco considerata dalla critica. 




IL FANCIULLINO


Il punto di partenza per l'analisi della poetica pascoliana è IL FANCIULLINO, In queste pagine Pascoli utilizza una metafora ripresa da Platone per affermare che nell'animo di ogni uomo vive un «fanciullino», un bambino capace di provare emozioni intense e ingenue e di scoprire le misteriose relazioni tra gli elementi naturali. Nel libro di Platone, Cebes Tebano rivolgendosi a Socrate che sta per bere la cicuta afferma “forse dentro ognuno di noi c’è un fanciullino che ha paura di queste cose, proviamo a persuadere costui a non aver paura della morte”.  

Secondo Pascoli, nell'animo di ogni uomo vive un «fanciullino», capace di osservare il mondo con ingenua meraviglia e di emozionarsi per gli aspetti più minuti della realtà quotidiana, scoprendo in essi somiglianze e relazioni nascoste. Mentre gli altri individui perdono questa capacità con l'età adulta, il poeta è appunto colui che riesce a mantenere viva la voce del «fanciullino». Pascoli elabora quindi una poetica tipicamente decadente, fondata sull'idea dell'arte come mezzo di conoscenza di tipo intuitivo e rivolta soprattutto alle «piccole cose». Sostiene inoltre il principio dell'"arte per l'arte", secondo cui il poeta deve cantare «solo ciò che il fanciullo detta dentro divenendo ispiratore di buoni e civili costumi, d'amor patrio e familiare e umano».

La metafora del «poeta-fanciullo» è strettamente legata alla complessa dimensione psicologica dell'autore e risente del suo desiderio di fuga dalla realtà “adulta", vista come inospitale e minacciosa. Traumatizzato dai precoci lutti familiari, Pascoli rifiuta la violenza del mondo esterno e ricerca costantemente una dimensione protetta e chiusa. Tale atteggiamento è riconducibile alla più generale crisi delle certezze positivistiche che caratterizza gli intellettuali di fine 800, costretti a confrontarsi con l'affermarsi del nazionalismo, con le difficoltà della nuova civiltà industriale e con la perdita di importanza del ruolo dell'artista nella società. Pascoli reagisce con un ripiegamento intimistico.

Solo il poeta resta bambino nell'animo: egli è dunque l'unico capace di guardare il mondo con stupita meraviglia e dar voce alle proprie emozioni attraverso la parola poetica. Come i poeti simbolisti, Pascoli considera la poesia una forma di sapere prelogico e intuitivo. La prospettiva del «poeta-fanciullo» lo induce a privilegiare una poesia in apparenza semplice, incentrata sulle «piccole cose» della natura, che si caricano però di profonde valenze simboliche e diventano specchio di una sensibilità inquieta. Si tratta di un punto di vista solo apparentemente ingenuo, poiché, in realtà, implica l'idea che soltanto il poeta è in grado di attuare quel rovesciamento di prospettiva che permette di comprendere il mistero dell'esistenza. 




IL SIMBOLISMO PASCOLIANO


L'ottica del «fanciullino» spinge Pascoli a soffermarsi con grande attenzione sui particolari più minuti della realtà naturale, descrivendo con esattezza e precisione lessicale gli alberi, gli uccelli e i suoni della natura. Tuttavia, questa attenzione per i dettagli non risponde a un'esigenza meramente realistica; al contrario, restituire alle singole cose il loro aspetto più autentico significa per Pascoli connotarle di un valore simbolico specifico, che ha origine dalle misteriose «corrispondenze» che legano aspetti della realtà (come Baudelaire) e che solo il poeta può cogliere. Dal momento che il mondo esterno viene interpretato in chiave soggettiva, i suoi elementi alludono a verità più profonde, legate all'esperienza biografica del poeta.





IL PENSIERO E LA POETICA. LE NOVITÀ FORMALI


All'interno della produzione pascoliana non va ricercata una vera e propria evoluzione di forme e temi legata alla successione cronologica, ma piuttosto l'incessante variazione di strutture e motivi, in un costante sperimentalismo che spinge l'autore a cimentarsi in ambiti e generi differenti, passando con disinvoltura dall'italiano al latino. La visione del mondo di Pascoli si traduce in una poesia profondamente innovativa sul piano delle strutture, del lessico e del metro, in una rivoluzione formale che apre la strada alla poesia della rivoluzione formale del 900: libero accostamento di immagini e suggestioni, espressione di una visione intuitiva del mondo, frasi brevi e coordinate fra loro, uso di metafore, analogie e sinestesie. Il lessico amplia decisamente il vocabolario poetico della tradizione, mescolando fra loro registri diversi vocaboli aulici e latineggianti coesistono con parole quotidiane e talora vicine al parlato, cui si alternano termini tecnici dell'ambito agreste e botanico. Una particolare musicalità è ottenuta attraverso frequenti onomatopee, volte a riprodurre i suoni della natura, ma anche sensazioni tramite effetti fono- simbolici. 




MYRICAE


La prima raccolta di Pascoli è frutto di una lunga gestazione, comprende 15 sezioni che si richiamano tra loro sul piano tematico e per criterio metrico. Il titolo Myricae (parola latina che significa “tamerici", piccoli arbusti tipici della macchia mediterranea), viene dal secondo verso della quarta bucolica di Virgilio che accingendosi ad affrontare un tema più elevato rispetto a quelli trattati in precedenza, afferma: («Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici»). Pascoli rovescia dunque consapevolmente il senso del verso, per sottolineare il carattere apparentemente umile e semplice della sua poesia, incentrata sulle piccole cose della campagna. Al tempo stesso, tuttavia, il richiamo Virgilio colloca il testo nel solco della grande tradizione classica, rivelando una precisa volontà di ricercatezza espressiva. 

Myricae si presenta come una sorta di diario di impressioni suscitate nel poeta dalla vista del paesaggio agreste e, al tempo stesso, come un “romanzo" autobiografico. Nell'ispirazione della raccolta è centrale il doloroso ricordo della morte del padre e dei tanti lutti familiari. Il rapporto con la natura, quindi, si risolve spesso in un desiderio di regressione, nel vano tentativo di recuperare un contatto con il «nido» familiare per sempre perduto. La maggior parte dei testi sono scenette campestri in apparenza descrittive, ma al di là dell'intento realistico, Pascoli intende trasmettere le impressioni suscitate dal paesaggio naturale, che si carica spesso di significati simbolici e allusivi legati alla biografia del poeta. Fedele alla poetica decadente del «fanciullino», Pascoli evoca la realtà naturale nei suoi particolari più minuti per trascenderla, per scoprire il mistero che si nasconde oltre la dimensione sensoriale e le segrete corrispondenze che la anima. 

Nella metrica, Pascoli sperimenta una grande varietà di forme e strutture (madrigali, ballate, quartine di vario tipo), privilegiando il novenario, un verso poco usato nella lirica italiana. La frequenza degli enjambement tende a spezzare il verso in unità minori, creando un ritmo diseguale. Frequenza delle metafore, delle analogie e delle sinestesie, che creano collegamenti analogici fra le diverse immagini e sensazioni. Fondamentale è anche l'attenzione alle figure di suono, per evocare particolari sensazioni e stati d'animo. Anche nel lessico Pascoli innova in modo deciso la tradizione, spaziando con estrema libertà dai vocaboli letterari a termini specialistici dell'ambito botanico.





I CANTI DI CASTELVECCHIO


Titolo che allude al paese di Castelvecchio di Barga, in cui Pascoli tentò di ricreare insieme alla sorella Maria il perduto «nido» familiare. I testi della raccolta segnano un ritorno alle tematiche e alle forme di Myricae, ricche di analogie e di una suggestiva musicalità, ma se ne allontanano per un più maturo simbolismo. Tema dei lutti familiari, che induce il poeta ad accentuare la propria chiusura nei confronti del mondo esterno, una visione turbata e morbosa della sessualità e l'insistenza sulla presenza della morte.

Riprendendo i temi della prima raccolta, come le tragiche vicende familiari e la rappresentazione della natura, colta nel succedersi delle stagioni. Il titolo stesso, Canti, indica un'ambizione di poesia più complessa e distesa delle giovanili "tamerici"». Rispetto a Myricae, i Canti sono infatti segnati da una maggiore complessità, evidente già nell'estensione dei singoli testi, più complessa e articolata e vicina all'esperienza dei Canti leopardiani. Anche sul piano tematico, accanto ai motivi consueti si affacciano nuovi motivi, come la memoria, l'eros e la sessualità negata. Si fa sempre più grosso un desiderio di regressione, che sfocia nell’ammirazione della morte, unica via per ricongiungersi ai nostri cari. 


Sebbene la raccolta sia stata anche criticata per l'uso di un linguaggio sperimentale che abbonda di termini dialettali e agresti, anche sul piano delle scelte formali i Canti di Castelvecchio segnano l'approdo di Pascoli a una piena maturità poetica. Rimangono alcuni elementi tipici della produzione pascoliana, come la sintassi paratattica, la frequenza di suggestive analogie e sinestesie e la ricerca di una musicalità ottenuta attraverso onomatopee e richiami fonici. Il simbolismo è tematicamente legato alla dimensione del sogno, del presagio, dell'istinto.




POEMETTI


Pascoli intende innalzare i contenuti e la forma espressiva della sua poesia, abbandonando in parte la poetica delle piccole cose tipica di Myricae per costruire testi più ampi, caratterizzati dall'impiego delle terzine dantesche. Nei Poemetti viene infatti raccontata la storia di una famiglia di contadini della campagna lucchese, la cui esistenza semplice e schietta è scandita dal ritmo delle stagioni e dei lavori agresti, in un'atmosfera operosa e serena. 

Intento ideologico è la celebrazione della piccola proprietà terriera e del ceto medio rurale, in cui Pascoli proietta il proprio desiderio psicologico di regressione. Nel mondo semplice e idealizzato della campagna, egli vede realizzato un sogno di bontà e di concordia tra le classi sociali, unico baluardo contro la violenza che domina il mondo e la storia. Accanto a queste tematiche di tipo sociale trovano spazio anche liriche più turbate con i consueti fantasmi della psicologia del poeta: la presenza della morte e il ricordo dei propri cari.


Sul piano formale, nei Poemetti Pascoli porta avanti la sua ricerca espressiva, che tende però in questo caso non alla concentrazione lirica e alla suggestione delle immagini analogiche, quanto piuttosto al recupero di una dimensione narrativa. Ne deriva la scelta di una sintassi più articolata e il ricorso al dialogo in versi, che evoca i modi del parlato. Lo sperimentalismo linguistico tocca il suo apice nel poemetto Italy, in cui è narrata la vicenda di una famiglia di contadini toscani emigrati in America, di cui Pascoli riproduce il linguaggio ibrido attraverso una originalissima commistione di voci dialettali lucchesi, di inglese e di italiano 'americanizzato', con risultati di grande efficacia espressiva.



POEMI CONVIVIALI


Nel 1904 escono in volume i Poemi conviviali, pubblicati sulla rivista romana «ll Convito». Il titolo della raccolta si collega all'originaria destinazione di questi testi, ma richiama anche l'idea del «convito» (ossia al «banchetto») come momento centrale della civiltà classica. Protagonisti dei Poemi conviviali sono infatti personaggi storici o mitologici del mondo antico, soprattutto greco, con qualche riferimento a Roma e al Cristianesimo. Pascoli da qui un saggio della sua profonda conoscenza del mondo classico, ricorrendo a un lessico erudito e latineggiante.


Nelle figure del passato il poeta proietta con grande originalità i sentimenti e le inquietudini proprie dell’uomo del suo tempo, riflettendo sui limiti della conoscenza e sull'impossibilità, per l'uomo, di raggiungere verità certe e stabili. Alessandro il macedone diviene l'emblema dell'inutilità della scoperta e della conquista, mentre Odisseo incarna l'incessante e vana ricerca del senso della vita.


Perché Pasolini sceglie Pascoli?

Secondo Pasolini la poetica pascoliana non prevede una lingua ispirata ad un realismo di origine ideologico, alla Manzoni o Verga, possiede però quello di una vita intima e poetica dell’io: in questa analisi si configura il Pascoli anche come punto di riferimento per tutta la poesia a venire dopo lui. Pasolini si sentiva a lui legato “quasi da una fraternità umana”. Questo perché per Pasolini in Pascoli coabitano, con contraddizione, una ossessione vera e propria, che tende a mantenerlo sempre fisso a sé stesso, ma anche, uno sperimentalismo che riesce a rinnovare di continuo. Pascoli è il punto di riferimento di una riflessione di un giovane Pasolini angosciato dalla guerra i e che godeva le delizie della vita arcaica della campagna friulana, ritenendo che quegli anni fossero i migliori della sua vita. Quindi è affascinato dalla tematica del fanciullino. 



Collegamento Pascoli e Ungaretti-Montale


Le differenze tra Ungaretti e Pascoli derivano principalmente dal contesto sociale, famigliare, economico e culturale nel quale i due autori crescono. Entrambi cercano di interpretare i testi classici per ricavarne il vero significato. Tra le analogie vediamo come Ungaretti avverta la sensazione dell’uomo disorientato dal progresso, senza più una sicura radice: è confuso e disperato. Inoltre, nella poesia l'Allegria è possibile cogliere una serie di allusioni e rinvii pascoliani, localizzati nelle Myricae, Ungaretti riprende intanto un aggettivo emblematico nel Pascoli, e cioè 'stridulo'. Per Ossola i punti di contatto tra Pascoli e Ungaretti non riguardano unicamente l'utilizzo di alcuni termini, ma anche la struttura poetica, per esempio l'uso dell'inciso. Inoltre la poetica del primo Ungaretti nasce da un’esperienza autobiografica, proprio come quella di Pascoli. Tra le altre cose il simbolismo, temi come la morte, l’analogia. Nel porto sepolto emerge la sua interiorità


Montale si congiunge Pascoli per la predilezione delle cosiddette “piccole cose”, per l’introduzione in poesia di cose, oggetti tradizionalmente esclusi, in quanto appartenenti alla realtà “bassa”, alla quotidianità, e quindi indegni della “altezza” della poesia. È un pensiero perfettamente coerente con la cosiddetta “poetica del fanciullino”: il poeta è un fanciullo, e dunque è attratto ed emozionato non solo da ciò che è grande e vistoso, ma anche da ciò che è piccolo ed apparentemente insignificante. Con Montale si parla di poetica degli oggetti che sfrutta l’espediente del correlativo oggettivo. Quindi notiamo anche qui del simbolismo 



Come è cambiata la poesia rispetto all’800? La poesia sta diventando uno strumento conoscitivo, si da un apporto filosofico all’art. cambiare il concetto di poesia perché cambia l’uomo e la sua dimensione interiore che si vuole manifestare



IL FANCIULLINO È dentro di noi un fanciullino


Nel primo capitolo Del saggio pascoli afferma che in tutti gli individui è presente un fanciullino, la cui voce è ben distinguibile nell'età infantile, viene poi accantonata nell’età a causa della razionalità. Ha origine da una semplice e ingenua curiosità nei confronti del Mondo, induce il poeta a cogliere il vero e profondo significato, attraverso l'intuizione e l'immaginazione. il poeta fanciullino” scopre nelle cose le somiglianze e le relazioni più ingegnose" (le corrispondenze di baudelaire), e sa vedere oltre l'apparenz. Utilizza un linguaggio ricco di similitudini e analogie.




ARANO - MYRICAE


Questa poesia  descrive un campo autunnale. in particolare le strofe della lirica corrispondono a 3 diversi aspetti della scena campestre osservata dal poeta, abbiamo una serie di notazioni visive, poi l'attenzione si sposta ai contadini impegnati nel lavoro, e infine nell'ultima strofa la scena osservata dal punto di vista di un passero e di un pettirosso. la scena è filtrata attraverso una visione soggettiva, al fine di trasmettere le sensazioni e le emozioni che il paesaggio suscita nell'animo del poeta. Vi è un contrasto tra la quiete dei campi e i movimenti lenti dei contadini.





LAVANDARE - MYRICAE


Vengono descritti i campi avvolti della nebbia, abbiamo il poeta che sente in lontananza suoni provenienti dal lavatoio dove le donne lavorano i cantano in modo malinconico. La lirica è in realtà pervasa da simboli e corrispondenze interne che cercano di trasmettere malinconia e sensazioni di abbandono. C'è una corrispondenza tra il paesaggio e lo stato d'animo di una donna abbandonata dal suo amante. Si chiude in una struttura circolare, richiamando l'immagine iniziale e sottolineando il valore simbolico del paesaggio. il testo ha un valore soggettivo e rinvia al senso di solitudine del poeta.





NOVEMBRE - MYRICAE


è descritta una giornata limpida e luminosa, che fa pensare alla primavera, però un contrasto tra il clima temperato che caratterizza l’estate di San Martino e la ricorrenza del giorno dei morti. Anche nella struttura notiamo questo contrasto: nella prima strofa abbiamo un paesaggio sereno e primaverile, nella seconda Il poeta ci riporta alla dura realtà dell'inverno, nell'ultima, viene messo in evidenza la sensazione di precarietà e di morte che grava sul paesaggio. Molti simboli, riflesso del suo dramma psicologico e di una visione pessimistica della realtà. Tema:  l'incombere della morte.




10 AGOSTO - MYRICAE


Il titolo della poesia si riferisce alla morte del padre avvenuto il 10 agosto 1867, mentre tornava da Cesena. nel testo Abbiamo dei riferimenti al sacrificio di cristo, come la rondine che cade tra spini, il perdono. Ma mentre la morte di Gesù ha avuto la funzione di riscattare l'umanità dal perdono originale, secondo pascoli la violenza del mondo è priva di riscatto e conforto. il cielo, resta del tutto indifferente a questa tragedia. il testo anche in questo caso ha una struttura circolare e speculare, abbiamo la 1 e la 2ª strofa dedicate alla rondine, la 3ª e la 4ª dedicate all'assassinio dell’uomo.



TEMPORALE - MYRICAE


Il poeta descrive questo evento atmosferico, con delle inquietanti valenze simboliche. Prima abbiamo un temporale lontano, un dato acustico isolato, a cui segue il silenzio. il poeta poi pone l'attenzione su colori contrapposti, il rosso del tramonto, il nero del temporale, l'azzurro delle nuvole. Possiamo dire che ci troviamo tra impressionismo e il simbolismo, in quanto la natura era presentata da un punto di vista impressionista, attraverso suggestioni analogiche. Vi è l'impressione di avere un paesaggio sconvolto, inquietante e minaccioso. il valore simbolico è invece un mondo dominato dalle forze oscure del male. l'analogia tra il colore bianco e l'ala del gabbiano ha invece un valore positivo, Inviando alla metafora del nido spesso usata da pascoli. Dal punto di vista metrico la frantumazione delle unità.





IL LAMPO - MYRICAE


Nel testo è raffigurato un paesaggio tempestoso: la tempesta rappresenta la violenza della morte che rimanda alla morte del padre, all'abbandono del nido, lampo diventa la metafora della manifestazione del dolore che permea tutta l'esistenza. il tema centrale è la rivelazione del mistero della vita che si nasconde dietro l'apparenza dei fenomeni. Continuano ad esserci questi riferimenti simbolici, un esempio è nei versi 2 e 3, con ansante tragico disfatto, aggettivi che suggeriscono un’umanizzazione degli elementi naturali, accostandoli a stati d'animo psicologici.

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