Vita e opere di Arthur Schopenhauer ( Italiano )




SCHOPENAUER

Possiamo dividere il romanticismo in due fasi: 

1-Fase depressiva e buia, a causa del fallimento delle rivoluzioni.

2-Fase di ripresa dell’ottimismo, si sviluppa l’idea di nazione, di unione di spirito, vi è un riscatto della classe borghese.

Ma come aveva predetto Marx, i borghesi si erano macchiati delle stesse colpe che prima associavano agli aristocratici, generando la medesima situazione nei confronti del proletariato.

Per cui abbiamo una contrasto all’interno della filosofia tra IDEALISMO, dove prevale un “noi”, un senso comunitario, e l’IRRAZIONALISMO, che invece è disincantato rispetto al sociale, il popolo non combatte più per i propri diritti, si massa da una sfera comunitaria a quella individuale, con l’IO. 

Schopenhauer contrasta Hegel, in quanto lo rimprovera di aver detto che tutto il reale è RAZIONALE, eliminando la differenza tra fenomeno e noumeno. Infatti il punto di partenza della filosofia di Schopenauer è la distinzione kantiana tra “fenomeno” e “noumeno”, ovvero tra la “cosa così come appare” e “la cosa in sé”. Se per Kant il fenomeno era la realtà, o meglio l’unica realtà accessibile alla mente umana, e il noumeno era un concetto limite, per Schopenauer il fenomeno è parvenza, illusione e sogno, ovvero ciò che nell’antica sapienza indiana era detto velo di Maya, mentre il noumeno è quella realtà che si nasconde dietro l’ingannevole trama del fenomeno e che il filosofo ha il compito di s-coprire. Se poggiamo a terra il velo notiamo i disegni (degli elementi naturali), quindi la realtà appare scissa in vari elementi, quando lo solleviamo lo vediamo tutt’uno, nella sua interezza, pervenendo alla consapevolezza della realtà in sé.

Inoltre, mentre per il criticismo il fenomeno è “l’oggetto della rappresentazione“ e in quanto “cosa“ materiale esiste anche fuori dalla coscienza, il fenomeno di cui parla Schopenauer è la “rappresentazione soggettiva”, cioè esiste solo dentro la coscienza. Tanto è vero che il filosofo crede di poter esprimere l’essenza del kantismo con la tesi “il mondo è la mia rappresentazione“. La rappresentazione ha due aspetti essenziali e inseparabili, la cui distinzione costituisce la forma generale della conoscenza, da una parte c’è il soggetto rappresentante, dall’altra c’è l’oggetto rappresentato. Essi esistono come elementi imprescindibili della rappresentazione e dipendono l’uno dall’altro. Così, se il materialismo è falso perché nega il soggetto riducendolo all’oggetto, l’idealismo è altrettanto errato, in quanto compie il tentativo opposto di negare l’oggetto riducendolo al soggetto. 



IL PESSIMISMO


Secondo Schopenhauer la vita è un pendolo che oscilla tra la noia e il dolore. 

-La vita infatti è dolore per essenza. volere significa desiderare, e desiderare significa trovarsi in uno stato di tensione per la mancanza di qualcosa che si vorrebbe avere. quindi il desiderio è assenza, vuoto, ovvero dolore. è perché nell'uomo la volontà è più cosciente, e quindi più affamata che gli altri esseri viventi, l’uomo risulta il più bisognoso e mancante tra di loro che non riesce mai a trovare un appagamento definitivo. L’uomo ha il desiderio del desiderio, riprendendo questo concetto dal SENSU’ dei romantici.


-La gioia o godimento consiste, come avevano già sostenuto pietro verri e Giacomo Leopardi, in una DETRAZIONE DI DOLORE. Affinché Ci sia piacere è necessario che ci sia uno stato precedente di dolore. la stessa cosa non vale per il dolore, che non può essere ridotto a detrazione di piacere. L'uomo infatti può sperimentare una catena di dolori senza che questi siano preceduti da altrettanti piaceri, mentre ogni piacere nasce solo come Detrazione di una qualche preesistente tensione fisica o psichica. il dolore, identificandosi con il desiderio è un dato primario permanente, il piacere è solo una funzione derivata dal dolore. 


-accanto al dolore e al piacere Schopenhauer pone una terza situazione di base dell'esistenza umana, la noia, che subentra quando viene meno l’aculeo del desiderio ed è la condizione peggiore.


A differenza di Kant, Schopenauer ammette solamente tre forme a priori: spazio, tempo e causalità. Quest’ultima è l’unica categoria in quanto tutte le altre sono ad essa riconducibili e in quanto la realtà stessa dell’oggetto si risolve nella sua azione causale su altri oggetti, tanto è vero che dire “materia” per Schopenauer è dire “azione causale”. La causalità, assume forme diverse a seconda degli ambiti in cui opera, manifestandosi come necessità fisica, logica, matematica e morale, ovvero come principio:

• del divenire, che regola i rapporti tra gli oggetti naturali, 

• del conoscere, che regole rapporti tra premesse e conseguenze, 

• dell’ essere, Che regole rapporti spazio-temporali,

• dell’agire che regola le connessioni tra un’azione e i suoi motivi. 


Schopenhauer è stato il primo filosofo occidentale a tentare il recupero di alcuni motivi del pensiero dell’estremo oriente e ha desunto da esso un prezioso repertorio di immagini e di espressioni suggestive. Ad esempio legge gli upanishad, e da ciò prende il  fatto che i discepoli sedevano in cerchio attorno al maestro.

Poiché Schopenauer paragona le forme a priori a vetri sfaccettati, attraverso cui la visione delle cose si deforma, egli considera la rappresentazione ingannevole, traendo la conclusione che “la vita è sogno“, cioè un tessuto di apparenze. Prende spunto ad esempio da CALDERON DE LA VACCA, “La vida es sueno”. Aldilà del sogno, esiste però la realtà, quella vera, riguardo alla quale il filosofo che nell’uomo, non può fare a meno di interrogarsi. Infatti, per Schopenauer l’uomo è “un animale metafisico“ che è portato a stupirsi della propria esistenza e a interrogarsi sull’essenza ultima della vita. 

Schopenauer presenta la propria filosofia come un’integrazione necessaria alla filosofia di Kant: egli si vanta di aver individuato quella via d’accesso al noumeno. Ma se la mente è “chiusa“ nell’orizzonte rappresentazione, dove troviamo quel passaggio segreto che ci consentirà di introdursi nella fortezza della cosa in sé lacerando il velo di Maya? 

Se fossimo solo teste alate d’angelo, quindi solo mente, non riusciremmo mai a capire nulla, abbiamo appunto bisogno di un corpo, per questo rimprovera Hegel di aver scelto l’astratto sul concreto. Ed è proprio questa esperienza di base che permette all’uomo di squarciare il velo del fenomeno e di afferrare la cosa in sé. La realtà in sé è volontà di vivere, cioè un impulso irresistibile che ci spinge ad esistere e ad agire. Questa volontà deve nascere dal corpo, in quanto la sensazione si fonda sui sensi, che permettono di scoprire la realtà. Quindi noi siamo vita e volontà di vivere, e il nostro stesso corpo non è che la manifestazione dell’insieme delle nostre brame interiori. (Ad esempio l’apparato digerente non è altro che l’aspetto fenomenico della volontà di nutrirsi.  L’intero mondo fenomenico, quindi, non è altro che il modo in cui la volontà si manifesta a se stessa nella rappresentazione spazio-temporale. Per esprimere il concetto di questa supremazia della volontà, Schopenauer ricorre ad una serie di immagini, scrivendo che il rapporto tra la volontà e l’intelletto, tra la volontà e il corpo, tra la volontà e il fenomeno, è lo stesso che intercorre tra il padrone e il servo, tra il cavaliere e il cavallo e tra il cuore e il cervello. 

Fondandosi sul principio di analogia, Schopenauer afferma poi che la volontà di vivere è anche l’essenza segreta di tutte le cose, ossia la cosa in sé dell’universo. Infatti tutti gli esseri della natura sono pervasi dalla volontà di vivere.

Per arrivare ad affermare che la volontà è l'essenza del mondo intero, dobbiamo partire dal presupposto che quando io vivo il mio corpo, invece di renderlo un oggetto tra gli altri, lo sottraggo all'approccio fenomenizzante, ovvero smetto di utilizzare spazio tempo e casualità. in questo modo quindi mi privo degli strumenti che individuano gli oggetti, secondo il principio di individuazione, che consiste proprio nell’insieme di forme e categorie attraverso le quali il soggetto si rappresenta gli oggetti. Avendo perso questi limiti dell’individualità l’essenza che riscontro nel mio corpo non è più soltanto del mio corpo. 

Per questo parliamo di fenomeni al plurale, perché spazio e tempo distinguono le cose molteplici in ambito fenomenico, ma di noumeno al singolare, perché questo ambito non operano né spazio né tempo. L’io non è la coscienza della metafisica tradizionale, né un principio astratto e universale come la ragione degli idealisti, ne il soggetto trascendente di Kant. L’io si identifica come la coincidenza di coscienza volontà e corpo, viste nella loro unità e Interezza.


I CARATTERI DELLA VOLONTA DI VIVERE


- IRRAZIONALE O INCONSCIA:  Il termine volontà non significa volontà cosciente, ma indica il concetto di energia o impulso. la consapevolezza e l’Intelletto ne costituiscono soltanto delle possibili manifestazioni secondarie.


- UNICA:  La volontà esistendo al di fuori dello spazio e del tempo, come la prerogativa di dividere e moltiplicare gli enti, Si sottrae al principio di individuazione.


- ETERNA E INDISTRUTTIBILE:  È un principio senza inizio né fine.


- INCAUSATA E SENZA SCOPO: La volontà è una forza libera e Ceca, senza un perché e senza uno scopo. se non quello di perpetuare se stessa. La volontà primordiale non ha alcuna meta oltre se stesso.


Tutti gli esseri viventi vivono esclusivamente per vivere e continuare a vivere. per Schopenhauer, Dio non può esistere. l'unico assoluto è la volontà stessa, le cui caratteristiche, sono le caratteristiche che da sempre i filosofi hanno attribuito a Dio e con cui soprattutto i romantici hanno caratterizzato l'infinito. la volontà di vivere si manifesta nel mondo attraverso due fasi:

- Nella prima la volontà si oggettiva in un sistema di forme immutabili, a-spaziali e a-temporali, che chiama platonicamente idee.

- Nella seconda, La volontà si oggettiva nei vari individui del mondo naturale , che sono la moltiplicazione Attraverso lo spazio e il tempo. Si crea quindi un rapporto di copia-modello per cui i singoli esseri sono semplici riproduzioni di un prototipo originale che è l'idea.

Il mondo delle realtà naturali può essere classificato attraverso una gerarchia, la cosiddetta PIRAMIDE COSMICA, allaa base troviamo le forze generali della natura, i gradi superiori sono occupati delle piante e degli animali. la piramide culmina nell'uomo, dove la volontà diventa pienamente consapevole. Acquista coscienza ma perde sicurezza, in quanto la ragione è meno efficace dell'istinto infatti l'uomo è chiamato animale malaticcio.  




FEUERBACK


Alla morte di Hegel (disse che si era concluso il compito della filosofia, infatti per 20 anni nessuno scrisse) i suoi discepoli si divisero in destra e sinistra hegeliana sulla base della concezione religiosa. Nella destra la filosofia divenne una giustificazione razionale delle credenze religiose, invece per la sinistra la filosofia era uno strumento di contestazione razionale della religione. 


Sia Feuerbach che Marx sono di stampo hegeliano per quanto riguarda la contrapposizione tesi-antitesi. In Feuerbach la critica dell'idealismo vede l'inversione tra soggetto e predicato: per gli idealisti il pensiero è il soggetto invece l'essere è il predicato. Si ribaltano i rapporti hegeliani: l'idealismo secondo Feuerbach aveva invertito soggetto e predicato perché aveva fatto derivare tutta la realtà, da Dio, dall'infinito, invece è il pensiero che deriva dall'essere. Dunque secondo Feuerbach bisogna ripartire daccapo invertendo i rapporti: l'essere è il soggetto, il pensiero è il predicato. L'inizio della filosofia non è Dio, non è l'Assoluto, ma è il finito, il reale. 


Il dibattito tra destra e sinistra hegeliana riguarda la religione:

- la destra credeva nella coincidenza di Dio con l'assoluto 

- la sinistra in particolare con Feuerbach arriva alla conclusione che l'uomo è l'unico essere vivente che ha la possibilità di riflettere su sé stesso non solo come singolo, ma anche come specie. Dovrebbe pervenire alla convinzione che tutto quello che vede limitato a sé stesso, sia invece possibile alla specie. L'uomo come individuo si sente debole e limitato, come specie si sente invece infinito e onnipotente. Da ciò la figura di Dio risulta una personificazione immaginaria delle qualità della specie. 


Secondo Feuerbach non è stato Dio a creare l'uomo, ma l'uomo a creare Dio. Noi siamo fatti di desideri (sens ukt di Schopenhauer) che portano spesso alla delusione per l'impossibilità di vederli realizzati, l'uomo si rivolge a qualcuno che possa dunque realizzarli ovvero Dio. L'uomo aliena, sposta, trasla in qualcuno le capacità, si spersonalizza per attribuire ciò che ritiene di non avere (potenza, sapienza) ad un essere superiore senza capire che questo spostamento di capacità da sé stesso ad un ipotetico Dio priva l'uomo della possibilità di realizzare, possibilità che si può trasferire alla comunità


Dio diviene l’ottativo del cuore umano divenuto tempo presente. L’ottativo è un tempo utilizzato nei verbi greci per esprimere il desiderio futuro. Il verbo è la parte che anima la frase di conseguenza quello che anima la nostra vita nel quando (poi) e come (nel desiderio) è Dio. Sembra quasi che Feuerbach scriveva pagine evangeliche nel tentativo di razionalizzare le cose. Dunque i desideri senza limiti sono realizzati in questa divinità infinita alla quale l'uomo si sottomette anche nei modi più umilianti e crudeli.



ALIENZAIONE


PER HEGEL ha un'accezione positiva in quanto è intesa come l'uscita da sé dell'idea che ha la possibilità di prendere consapevolezza di ciò che è da ciò che non è. Se l'idea non si confrontasse con l'altro non prenderebbe coscienza di sé 

PER FEUERBACH ha un carattere religioso perché è il trasferire a Dio tutte le nostre potenzialità, l'uomo crede di non essere capace quanto Dio 

PER MARX l'alienazione riguarderà il lavoro e sarà intesa come personalizzazione e perdita dell’essenza. Per questo Feuerbach è punto di partenza per Marx. 


Dunque Feuerbach aderirà all'ateismo considerato un vero e proprio dovere morale, la negazione di Dio, ma soprattutto la riappropriazione della propria essenza da parte dell'uomo, l'uomo deve recuperare in sé i predicati positivi che ha proiettato fuori di sé.


Il fatto che Dio sia l’ottativo del cuore umano divenuto tempo presente porta come risoluzione l'effettiva collocazione delle nostre capacità in Dio stesso. Si parla della filosofia dell'avvenire dell'uomo: l'uomo diviene soggetto e scopo del discorso filosofico. Anziché guardare Dio, l'uomo dovrebbe guardare all'altro come comunità. L’IO non può stare senza il tu, come in Hegel ogni autocoscienza ha bisogno di un'altra per pervenire alla conoscenza di sé. Qui abbiamo “Io sono perché tu sei”, fede nell'altro che mi consente di essere ciò che sono. L'uomo ha costante bisogno dei propri simili sia a livello biologico sia in tutti gli aspetti della sua vita. Ribadisce un amore per l'umanità in un contesto storico come quello della seconda rivoluzione industriale dove c'è un bisogno terribile di contatto e spazi societari che si può collegare al buio di Dickens 


L'esigenza primaria dell'uomo ovviamente è il nutrimento ed è importante per il corpo perché senza corpo non ci sono le idee. Il pensiero segue il concreto, è generato dal concreto, noi pensiamo cose astratte ed esistiamo in quanto esseri concreti. L'uomo è ciò che mangia. Feuerbach credeva che gli uomini si distinguono dalle forme naturali grazie alla sensibilità, ma importanza fondamentale hanno anche i condizionamenti naturali e la teoria degli alimenti. Egli affermava che i cibi si trasformano in sangue, il sangue il cuore e cervello, in materia di pensieri e di sentimenti. Dunque se si vogliono migliorare le condizioni spirituali di un popolo bisogna innanzitutto migliorarne le condizioni materiali a cominciare dall'alimentazione. 


«Perché tu introduca qualcosa nella tua testa e nel tuo cuore è necessario che tu abbia messo qualcosa nello stomaco». Un missile contro quella filosofia che ha sempre messo le idee al principio di tutto, dimenticando che a produrle è il corpo, inoltre ha a cuore la ricaduta sociale e politica. Alla base del progresso delle nazioni non sono certo le prediche, ma la giusta distribuzione del carburante. L’operaio inglese è più efficiente perché mangia meglio del popolano napoletano. 

L’ UOMO È CIO CHE MANGIA: i bisogni dell’uomo sono materiali, il benessere psicologico deve transitare prima per quello fisico. Per Feuerbach cibo e casa sono bisogni primari (materialismo): con Marx conterà ancor più la concretezza, la corporeità, la nostra presenza in questo mondo va salvaguardata. L’uomo è posto al centro dando dignità al suo corpo.


Qui l’alienazione ha accezione negativa perché la traslazione di sé stessi in un’entità per rispondere a bisogni che, se non è possibile realizzare singolarmente, sono realizzabili come specie. L’Illuminismo aveva fatto innamorare tutti con l’idea del progresso, ma tutti coloro che avevano parlato di uguaglianza non lo avevano fatto per tutti, era solo a favore dei borghesi che rivendicavano per sé i diritti. Tutta questa borghesia diverrà la classe che opprime il proletariato. Feuerbach riflette sul fatto che l'uomo è l'unico essere vivente che ha la possibilità di riflettere su sé stesso non solo come singolo, ma anche come specie. Durante la rivoluzione francese si era cittadini, durante quella russa ‘compagno’ (dividi pane): perché socialismo, necessità di vivere insieme ed essere una specie. Questo principio apre la strada alla riflessione. 



CARL MARX


Marx, Freud e Nietzsche saranno i maestri del sospetto, faranno crollare tutte le certezze e non erano nemmeno filosofi. 

Il marxismo si pone come analisi globale della società e della storia ed investe l'intero assetto strutturale e sovrastrutturale del capitalismo. Rappresenta un'innovazione perché vede l'unione tra prassi e teoria e traduce in atto l'incontro tra realtà e razionalità che Hegel aveva solo pensato. Alla base del marxismo c'è:

-la filosofia classica tedesca con Hegel e Feu0erbach (Marx critica il fatto che per Hegel l’uomo fosse solo una pedina della storia, Feuerbach non vedeva l’uomo come un essere con storicità: Marx vuole rivendicare l’uomo in una dimensione storica e corporea MATERIALISMO STORICO).  

- l'economia politica borghese con Smith

- il pensiero socialista di Saint Simon (proprietà privata vista come furto)


Marx era allievo di Hegel, di lui conserva la struttura della dialettica, ma come Feuerbach, contesta che si sia fatto derivare il concreto dall’astratto: dunque inversione concreto-astratto. Marx critica il misticismo logico, metodo di Hegel accusato di trasformare le realtà empiriche in allegorie di una realtà spirituale. Secondo Marx la causa di questo artificio filosofico risiede nel capovolgimento idealistico del rapporto tra soggetto e predicato perché Hegel fa della realtà, del concreto la manifestazione necessaria dello spirito.

Non è criticando un’idea che si arriva al risultato, ma bisogna che le idee siano rimesse in piedi, finora hanno ‘camminato sulla testa’: inaugura la filosofia della prassi, dell’azione. Essa si sofferma sulla visione dell'individuo come essere concreto con bisogni primari. 

La potenza di Mark sta nel sottolineare l'esigenza di ogni essere umano di soddisfare i propri bisogni. Nel soddisfacimento di questi bisogno si fa ricorso a degli espedienti: ogni merce che ha un valore d’uso (a cosa serve, l’utilizzo che si fa) e un valore di scambio (collegato al baratto: il contadino coltiva per sfamarsi, il carpentiere mette apposto le assi per costruire la casa. Il contadino ha bisogno di una casa, il carpentiere di mangiare. È opportuno che il contadino possa dare parte del grano al carpentiere in cambio di legna).

Ognuno di noi ha esigenza di mangiare, dormire, bere e vestirsi e devo servirmi di merci che se non ho, posso scambiare con quello che ho. Il parametro da utilizzare nello scambio è il tempo socialmente utile a produrre quella merce. L’unità di valore dipende dunque dal tempo necessario a produrre la merce. Il prezzo, invece, dipende da altre condizioni e giochi di mercato, (discorso tra domanda e offerta): il prezzo del pane in carestia aumenta. 


Tutto ciò genera un rapporto merce – denaro - merce MDM, una merce è venduta per il ricavo di denaro al fine acquistare un'altra merce e c'è un rapporto equilibrato. Con il capitalismo i rapporti si invertono e abbiamo DMD+, chi ha denaro, vende la merce per ottenere denaro con il guadagno (rapporto squilibrato). Il capitalista ha denaro in più per acquistare una particolare merce: la manodopera dell'operaio, la forza lavoro, l’operaio non ha altro da vendere se non le proprie mani. Egli produrrà qualcosa che renderà al capitalista più soldi: l’operaio non li guadagna per sé ma la sua forza è acquistata e permetterà però al capitalista di guadagnare più soldi. Qui i rapporti squilibrati sono causa di alienazione. Essa si basa sulla scissione, auto-estraniazione, dipendenza ed è un fatto di natura socio-economica, identificata nella condizione storica del salariato nella società capitalistica.


Marx contesta il feticismo delle merci: le merci non hanno valore di per sé ma sono il frutto di lavoro umano. Quando desideriamo un oggetto lo vediamo come oggetto in sé, non ci preoccupiamo di tutto ciò che c'è dietro, di tutto il lavoro. Le merci non possono avere un valore di per sé, ha dietro del lavoro.  Secondo Marx, la peculiarità del capitalismo è che la produzione non è finalizzata al consumo, bensì all’accumulazione di denaro. Il più del D.M.D.’ è un PLUSVALORE, la porzione di lavoro ‘offerta’ gratuitamente dall’operaio al capitalista: l’operaio produce 10, ha un salario uguale a 6 e regala un plusvalore di 4 al capitalista. Il lavoratore produce più di ciò per cui viene pagato e il plusvalore deriva dal suo pluslavoro: questo avviene perché il capitalista possiede i mezzi di produzione, il lavoratore è costretto a vedere la propria forza lavoratrice 


Plusvalore e profitto non sono la stessa cosa. Dobbiamo considerare il capitale variabile (investito nei salari) e quello costante (investito nei mezzi di produzione). I mezzi di produzione hanno bisogno di manutenzione che devono essere conteggiate per rientrare nel budget. Il plusvalore nasce solo in relazione al capitale variabile (i salari)


Nel sistema D.M-D.’ Irapporti squilibrati sono causa di alienazione. Essa si basa sulla scissione, auto-estraniazione, dipendenza ed è un fatto di natura socio-economica, identificata nella condizione storica del salariato nella società capitalistica. L'alienazione dell'operaio viene descritta sotto 4 aspetti strettamente connessi tra loro:

- il lavoratore è alienato rispetto al prodotto della sua attività in quanto produce un oggetto (il cappitale) che non gli appartiene e che si costituisce come una potenza dominatrice nei suoi confronti,

- il lavoratore è allenato rispetto alla sua stessa attività, la quale prende forma di un lavoro forzato in cui l'uomo si sente bestia, si stordisce nel mangiare e nel bere

- il lavoratore e alienato rispetto al proprio Wesen, alla propria essenza o al proprio genere. Rispetto agli animali l'uomo crea un lavoro libero, creativo ma nella società capitalistica è costretto a un lavoro ripetitivo e unilaterale

- il lavoratore è allenato rispetto al prossimo perché ha un rapporto conflittuale con il capitalista che lo tratta come mezzo e lo espropria dal frutto della propria fatica.


La causa del meccanismo dell'alienazione risiede nella proprietà privata dei mezzi di produzione in virtù della quale il possessore della fabbrica può utilizzare il lavoro di una certa categoria di individui per accrescere la propria ricchezza sfruttando la logica del profitto. Si può superare l'alienazione solo con il superamento del regime della proprietà privata e con il comunismo: infatti per Marx la storia è il luogo della perdita e della riconquista da parte dell'uomo della propria essenza invece il comunismo rappresenta la soluzione dell'enigma della storia. A differenza di Feuerbach, l’uomo deve essere considerato nella storicità perché è reso tale dalla società storica in cui vive, non esiste in astratto. 

L'obiettivo del capitalismo è proprio quello di creare bisogni che non sono necessari, rendere appetibile tutto quello che mettono in vendita e velocizzare i consumi. Non tenendo conto del lavoro che c’è dietro, spersonalizziamo qualcosa che non ci sarebbe senza il lavoro della persona: la spersonalizzazione a cui si pone l'operaio (con Adam Smith, teorico del liberismo, il quale aveva parlato di libera circolazione delle merci e della suddivisione dei compiti) porta la sua alienazione. Il calvinismo, potrebbe essere considerato padre del capitalismo, pone Marx ed Engels a scrivere il manifesto del partito comunista 1848.  

Engels è figlio di un proprietario di una catena di industrie inglesi e manda il figlio a raccogliere dati sulla produzione: egli trova persone in condizioni penose e nel 1848 scrive con Marx il manifesto del partito comunista che inizia con “uno spettro si aggira in Europa”: vale a dire il comunismo stesso, il quale minacciava il capitalismo per la necessità di mettere in comune i mezzi di produzione e abolire la proprietà privata. 

La produzione (DMD+) è finalizzata al consumo e all’accumulazione di denaro che porta al plusvalore. 

Il prezzo di un oggetto andrebbe a far guadagnare l’imprenditore che ha investito




CRITICA ALLA SOCIETA’ MODERNA


Marx fa una critica allo Stato moderno in quanto anziché essere lo stato che assume in sé la società civile innalzandola al bene comune, è la società civile che assume in sé lo stato. Lo Stato riflette e sancisce gli interessi particolari dei gruppi e delle classi. L'ideale di società che Marx ha in mente vede una compenetrazione perfetta tra individuo e comunità, Dunque l'eliminazione delle disuguaglianze tra gli uomini e del fondamento di ogni disuguaglianza a partire dalla proprietà privata. Negli annali Franco-tedeschi Marx dice che l'arma alla quale fare appello è la rivoluzione sociale che deve essere condotta dalla classe che soffre maggiormente dell’alienazione prodotta dalla borghesia: il proletariato (l’osservazione è condotta sull’operaio non sui contadini). 




IDEA SULLA RELIGIONE


Negli annali franco-tedeschi, Marx elabora la teoria della religione come oppio dei popoli: sedativo per non sentire dolori, la religione mi impedisce di prendere consapevolezza dei miei diritti, soffriamo qui per il futuro che ci aspetta dopo. La religione stordisce e rendendoci storditi non possiamo dar vita alla rivoluzione, perciò Marx vedeva che le persone religiose non fossero in grado di condurre una rivoluzione. La religione è il prodotto di un’umanità alienata e sofferente a causa delle ingiustizie sociali



STRUTTURA E SOVRASTRUTTURA


STRUTTURA = BAU    SOVRASTRUTTURA = UBERBAU

Le forze motrici della storia non sono di natura spirituale (come diceva Hegel), ma sono di natura socio-economica, ciò che muove la storia è l’economia. 

La struttura è data dall’economia, tutto ciò che va a sovrastrutturarsi (rapporti giuridici, forme dello stato, dottrine etiche, filosofiche e religiose, l’arte, leggi dello stato) sarà sovrastruttura. Tutto è determinato dall’economia, tutto è costruito economia. 

La struttura, ovvero il modo di produzione, è costituita da forze produttive (forza-lavoro, mezzi di produzione e conoscenze tecniche) e rapporti di produzione, ovvero i rapporti di proprietà ossia i rapporti che si instaurano tra gli uomini nel corso della produzione. Rappresenta lo scheletro economico della società intesa come organismo complessivo e funge anche da piedistallo concreto su cui si leva una sovrastruttura giuridico-politico-culturale.  In altre parole il termine sovrastruttura sta indicare che i rapporti giuridici le forze politiche e le dottrine etiche artistiche religiose e filosofiche non devono essere intese come realtà a sé stanti, ma come espressioni più o meno dirette dei rapporti che definiscono la struttura di una certa storica

Per Marx l'espressione materialismo storico sta a significare che è la struttura economica della società a determinare le leggi, lo Stato, le religioni, le filosofie eccetera. Le forze motrici della storia non sono di natura spirituale, ma socio-economica. È una dottrina che si oppone all’idealismo storico. 

Quando Mark realizza il termine sovrastruttura intende sottolineare per mezzo di un'immagine visiva la dipendenza dei fenomeni politici e culturali dalla base economica. Con questi vuole sottolineare la dipendenza della sovrastruttura dalla struttura evitando di concepire tale dipendenza in modo meccanico e immediato.

Il materialismo ha un carattere dialettico in Marx: la storia si configura come una totalità processuale dominata dalla forza della contraddizione e mettente capo a un risultato finale. Marx ritiene di aver fatto camminare la dialettica di Hegel sui piedi anziché sulla testa in quanto il soggetto della dialettica storica non è più lo spirito ma la struttura economica, la dialettica del processo storico è empiricamente e scientificamente osservabile, le opposizioni che muovono la storia non sono astratte, ma concrete e determinate. La sintesi diventa l’appianamento dei contrasti tra la classe dominante e quella dominata. Marx si propone di rimettere la dialettica sui piedi perché per Marx è quel metodo di indagare che consiste nel prospettare la realtà studiata come una totalità in divenire la quale formata da momenti collegati, un insieme di contraddizioni che ne rappresentano la molla di sviluppo e il negativo da negare.


Le contraddizioni della società borghese rappresentano la base oggettiva della rivoluzione del proletariato, il quale, impadronendosi del potere politico, dà avvio alla trasformazione globale della vecchia società, attuando il passaggio dal capitalismo al comunismo. Di conseguenza, il proletariato appare investito, secondo Marx, di una specifica missione storico-universale: si dà origine a un'epoca nuova nella storia del mondo. Lo strumento tecnico della trasformazione rivoluzionaria è costituito dalla socializzazione dei mezzi di produzione e di scambio. Seppure ritiene che la rivoluzione implichi sempre forme violente, Marx negli ultimi anni appare più aperto alla possibilità di una via "pacifica" al socialismo. Violenta o pacifica, la rivoluzione proletaria deve mirare all'abbattimento dello Stato borghese e delle sue forme istituzionali. Il compito del proletariato non è quello di impadronirsi della macchina statale borghese, ma quello di spezzarne i meccanismi istituzionali di fondo.


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