Testo argomentativo sulla corruzione ( Italiano )

LA CORRUZIONE NELL'AMMINISTRAZIONE PUBBLICA


La corruzione è una piaga che affligge gran parte delle istituzioni pubbliche e che ha sempre rappresentato motivo di scandalo. Se proviamo ad analizzare questo fenomeno ci accorgiamo di come sia presente nell’evoluzione stessa della società umana; portando il discorso ad un livello nazionale, ci accorgiamo di come lo stato italiano abbia sofferto da quando fu creato di episodi di questo tipo. Infatti dal 1861 (anno della fondazione del regno italiano) al 1922 (anno della salita al potere del fascismo) l’Italia è stata protagonista di numerosi episodi acclarati in seguito ad inchieste pubbliche. Esempi sono la questione della Banca romana e del monopolio del tabacco. Eppure, nonostante questo fenomeno fosse già presente in passato, non era radicato e opprimente come lo è stato nella seconda parte della storia italiana, ovvero quella successiva al fascismo e alla seconda guerra mondiale. Il fascismo introdusse meccanismi per arginare il problema; corpi di ispettori radicati all’interno di tutte le istituzioni pubbliche e la richiesta, per ogni incarico pubblico, di competenze professionali, ridusse o perlomeno cercò di contenere il problema. Fu il periodo successivo che decretò la nascita vera e propria di un meccanismo che persiste ancora oggi; il periodo di indecisione storica e di crollo di ogni certezza personale decretò una sostanziale diminuzione dell’allora già debole burocrazia con conseguente aumento della corruzione in tutti i suoi diversi aspetti. Inoltre, è necessario ricordare come la corruzione stessa sia aumentata in contemporanea con l’aumento dei poteri concessi agli enti regionali e provinciali. Paradossalmente, una maggiore democrazia e una sua più equilibrata distribuzione avevano portato all’aumento del fenomeno stesso. L’apice venne raggiunto nella prima metà degli anni 90, con una serie di inchieste che suscitò sdegno nell’opinione pubblica e che mise alla luce una fitta rete di manipolazioni degli appalti pubblici, che presero il nome di “tangentopoli”. Questa serie di inchieste giudiziarie, partite dall’ex politico e magistrato Antonio di Pietro, sono state la sintesi di ciò che era diventata l’Italia in quel periodo: un paese dilaniato dagli interessi personali e dall’illegalità radicata in ogni ambiente della politica. Lo scandalo fu così grande che portò alla dissoluzione della Democrazia Cristiana e del Partito Socialista Italiano, decretando la fine della prima repubblica. Occorre precisare che, ancora oggi, l’Italia sta pagando gli errori commessi in passato, a dimostrazione che mettere gli interessi personali davanti a quelli del collettivo porta a nient’altro che distruzione.

Sono in molti infatti a cercare di eliminare la corruzione dall’amministrazione, come Francesco Sansobrino, PM nel territorio sannita. Dal punto di vista politico la corruzione si presenta proprio come la deviazione del potere dalle sue legittime finalità: si portano avanti interessi privati e personali, non finalizzati al bene comune. Si tende infatti sempre a far prevalere se stessi, ad ogni costo, arrivando a minacciare l’etica professionale di un amministratore, sfociando nell’illegalità. Non viviamo in una società meritocratica, non viviamo in una società giusta: il rispetto e la giustizia sono due valori che pian piano stanno svanendo nell’ombra della corruzione. Ma ciò che maggiormente ci sconvolge, non è l’atto in sé, non sono i favoritismi, gli scambi di denaro o promesse fasulle, bensì il considerare tutto ciò quasi normale. Non tutti riconoscono la necessità di uscire da questo circolo vizioso, e soprattutto non tutti hanno il coraggio di imporsi davanti a tali comportamenti. Proprio per questo la diffusione della corruzione è dovuta anche alla mentalità comune che ormai non riesce ad immaginare una società, potremmo dire utopica, in cui l’immoralità non sia presente all’ordine del giorno. Ci illudiamo di andare avanti, di progredire verso un futuro migliore, ma in realtà, è come se stessimo costruendo questo futuro su delle basi poco solide. La corruzione infatti è un fenomeno che purtroppo mina al cuore della società: ogni settore porta con se un passato e un presente di omissioni, incongruenze e misteri. 

Il fenomeno corruttivo ha sicuramente una natura pervasiva: porta inevitabilmente ad uno svilimento dei principi del governo e di etica pubblica, ad un’alterazione della concezione della legalità, ed in particolare ad un indebolimento della fiducia dei cittadini nelle istituzioni, nella politica e nell’amministrazione. Molto importante è sicuramente l’impatto economico, oltre che sociale: ormai tutte le grandi imprese e aziende non presentano alcuna trasparenza nelle procedure, nei documenti e nelle condizioni lavorative. Parliamo di un sistema capitalista, che punta esclusivamente al guadagno, favorendo un’economia illegale. 

La domanda che a questo punto ci poniamo è: come poter risolvere il problema della corruzione? Associazioni, cortei, dibattiti hanno la sola funzione di sensibilizzare la popolazione su questo argomento così delicato. La verità è che tutto dovrebbe partire dall’alto, dagli stessi politici: ma in quanti sono disposti a mettere a rischio la loro carriera? Con la corruzione, ma come con tanti altre problematiche sociali, portare avanti la propria idea in un contesto così ostile e opprimente non è semplice. Ed è proprio per questo motivo che non riusciamo a risalire a galla, e ad uscire da questa catena interminabile di illegalità. Bisognerebbe modificare completamente l’aspetto politico e sociale dello Stato, in quanto è esso stesso costruito su episodi di corruzione. Probabilmente nessuno di noi ha mai vissuto in un contesto di piena legalità e rispetto delle leggi: è come se ci battessimo per qualcosa di astratto, che in realtà non abbiamo mai provato concretamente. Ma, al tempo stesso, il fatto che siano ancora in molti a pensare, o almeno a sperare di poter cambiare le cose, lascia aperto uno spiraglio di luce, affinché un giorno si riesca a superare questo ostacolo e riuscire, per la prima volta, a vivere in nome della libertà e della giustizia. 

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