Testo argomentativo sul male ( Italiano )
Traccia
Scrivere un testo argomentativo sul male, trattando il concettò di banalità di quest'ultimo
Sviluppare un testo argomentativo sulla banalità del male
La banalità del male
Spesso ci chiediamo se il male esista davvero, se una persona sia davvero in grado di compiere azioni così crudeli come quella del genocidio da parte dei nazisti. “Ricordare, per non dimenticare”, è diventata ormai la frase che ci fa a pensare ai milioni di ebrei uccisi “a causa” delle loro origini. Al tempo stesso penso che non dovremmo fermarci alle apparenze, limitandoci a ricordare ciò che è successo e a sperare che non accadano più episodi di questo tipo, ma cercare di capire meglio la psicologia e le idee di tutti coloro che hanno portato avanti questo progetto devastante. Ed è qui che possiamo iniziare a parlare di male: Hitler e i suoi funzionari, erano davvero malvagi?
Hannah Arendt è una filosofa e giornalista tedesca ebrea, che nel suo libro “La banalità del male”, si esprime proprio sulla questione. In particolare viene preso in considerazione il processo del funzionario nazista Adolf Eichmann, condannato dal tribunale di Gerusalemme. Hannah lo descrive come un uomo ordinario, mediocre, non diverso dalla massa. Lui stesso al processo, non si è mostrato crudele contro gli ebrei, anzi ha fatto evincere un lato più onesto e innocente della sua persona. E proprio per questo motivo la Arendt giustifica quasi il suo comportamento, perché non dettato da una indole malvagia. Si parla esclusivamente di un funzionario che rispetta gli ordini.
Del libro una parte che mi ha colpito molto, è sicuramente quella che riguarda il problema etnico e culturale. Non si parla di etnia, si parla di diverso. Spesso ci soffermiamo sul fatto che le vittime siano esclusivamente gli ebrei, quando in realtà non è così. Tutti coloro considerati inferiori, ovvero zingari, disabili, immigrati o omosessuali sono stati deportati e privati della loro vita.
Ma ritornando al tema principale, quando parliamo di malvagità non prendiamo in considerazione l’incoscienza: tutti noi giudichiamo un atto come malvagio, ma forse dovremmo concentrarci più sulla persona che sull’atto in sé. È possibile infatti, come ci dice Hannah Arendt, che il funzionario Eichmann sia stato un normale generale, e che abbia semplicemente eseguito gli ordini dei piani alti. E per questo motivo il male diventa banale, perché ogni volta che etichettiamo un avvenimento, lo facciamo senza prendere in considerazione le intenzioni di una persona. Il concetto su cui si fonda l’atto del genocidio, quindi la presenza di una razza suprema, è sbagliato alla base, ma ciò non vuol dire essere malvagi, ma portare avanti la propria idea, convinti di star facendo la scelta giusta. Quindi, si può parlare veramente di male?
Io penso che tutto dipenda dal punto di vista da cui guardiamo ciò che è accaduto. Oggi è sicuramente considerato come l’avvenimento più tragico e immorale della storia, ma se provassimo ad immedesimarci in uno dei nazisti, probabilmente il nostro giudizio sarebbe stravolto: come ho già detto, è l’idea alla base ad essere sbagliata, non gli uomini che l’hanno portata avanti. È come se tutti coloro che hanno partecipato a questa strage, abbiano agito in modo incosciente, senza utilizzare la propria testa, ma semplicemente facendo ciò che gli veniva ordinato. Secondo Hannah i nazisti hanno fatto del male, senza essere malvagi. La malvagità è banale perché si sottrae al pensiero.
Socrate diceva che il male è semplice ignoranza del bene. Questo concetto potrebbe essere applicato all’argomento in questione, in quanto Eichmann fa ciò che fa perché pensa sia la cosa giusta. Non avendo altra alternativa, il male diventa automaticamente l’unica via percorribile. E se non si conosce l’altra faccia della medaglia, non si ha nessun contrasto, non viene posta una possibilità di scelta in principio.
Ma al tempo stesso, personalmente credo che un atto del genere non possa essere svolto inconsciamente. Di sicuro è stato svolto seguendo dei comandi, ma pensare che esistano persone che abbiamo la forza e il coraggio, in senso negativo, di vedere così tante vite scomparire è inconcepibile. E infatti sono in molti a confutare ciò che è stato detto proprio nel libro. La stessa Hannah Arendt ne “Le origini del totalitarismo”, scritto prima del processo, ci dice che la malvagità umana è qualcosa di incomprensibile, per cui paradossalmente diventa banale. Far coincidere questa mostruosità con la normalità dell’esistenza di Eichmann diventava ai suoi occhi impossibile: due personalità e modi di essere del tutto incompatibili. Innanzitutto più volte il funzionario ha ribadito la sua posizione a favore del regime nazista, di conseguenza il suo modo di comportarsi inconsciamente viene confutato. Un altro esempio è la storica Deborah Lipstadt, la quale ci fa notare che il fatto che Eichmann e i suoi colleghi abbiano distrutto le prove dei loro crimini, dimostra il loro essere colpevoli, ma soprattutto il loro essere consapevoli delle brutali azioni commesse.
Penso che il male nel mondo, quel male che ci distrugge e ci sconvolge nel profondo sia una delle cose più incomprensibili per la mente umana. Cerchiamo di dargli una spiegazione, di giustificarlo, di comprendere le menti perverse di coloro che sono considerati malvagi dall’opinione comune. Eppure non riusciamo a capire come sia possibile arrivare ad uno sterminio massa, solo per cercare di avere un mondo “senza macchia”.
Il male e il bene d’altronde sono però relativi, dentro di noi nessuno è realmente malvagio, ha semplicemente una visione distorta della realtà, ed è in questo che risiede la nascita di tutti i problemi, delle guerre e delle stragi. Tutti abbiamo un modo diverso di vedere le cose, tutti abbiamo la facoltà di pensare, il diritto di esprimere i nostri pensieri e la libertà di agire di conseguenza. Ma allora esiste una soluzione al male nel mondo? Credo che non riusciremo mai a dare una risposta a questa domanda, perché l’uomo è e sarà sempre l’essere più istintivo e imprevedibile che esista sulla Terra.
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