Vita e opere su Eugenio montale ( Italiano )

 

MONTALE VITA

Montale nasce a Genova nel 1896 da una famiglia di Agiati commercianti, Studia da autodidatta, si dedica alla musica e a letture eterogenee, dai romantici inglesi a Baudelaire. Combatte come volontario in Trentino, congedato poi trascorre l'estate a Monterosso, paese Ligure dove conosce Annetta arletta. Nel 1925 pubblica Ossi di seppia in cui il protagonista è il paesaggio Ligure analizzato nella sua essenzialità che diviene emblema del male di vivere dell’uomo. Tra i modelli risaltano sicuramente Leopardi per il pessimismo, D'Annunzio per la natura panica, Pascoli per le piccole cose e Gozzano per l'ironia. Firma Il Manifesto degli intellettuali antifascisti di Benedetto Croce, è nominato presidente del gabinetto letterario VISIEUX, si avvicina ai poeti ermetici e studia Dante. Conosciuta Irma Brandeis, ebrea americana, le dedicherà la raccolta occasioni dove analizza la vita interiore in cui si prospettano nuove occasioni in grado di illuminare il vero senso dell'esistenza. Adopera il recupero memoriale del passato e esprime sensazioni attraverso il correlativo oggettivo, tramite oggetti emblematici che si caricano di una valenza allegorica universale. Centrale è l'immagine di Clizia, donna che incarna i valori della Cultura e che, come una moderna a Beatrice indica, il cammino verso una salvezza che si rivela però labile. Va a vivere con Drusilla Tanzi, scrive le liriche di Finisterre. Durante gli anni della guerra ospita nella sua casa Carlo Levi e Umberto Saba perché perseguitati in quanto ebrei, entra a far parte del comitato di Liberazione Nazionale e del partito d'azione. Si trasferisce a Milano dove diventa redattore del Corriere della Sera e traduce in italiano le opere di poeti inglesi antichi e moderni. Sollecitato dagli eventi della Seconda Guerra Mondiale scrive la bufera e altro Dove apre la sua poesia al confronto con la storia e l'attualità. La bufera allude la tragedia della guerra intesa come contrasto interiore e ontologico, senza scopo e senza ragione. di fronte alla violenza della storia la figura di Clizia assume caratteristiche religiose a della subentra però una nuova figura volpe dai tratti più sensuali, portatrice di un residuo spiraglio di salvezza individuale. La fama di Montale cresce, ma durante gli anni del boom economico e scettico sull'utilità della poesia in una società dominata dal potere è da inizio lungo periodo di silenzio poetico che termina nel 1963. Nel 71 pubblica satura che segna uno stacco netto rispetto alla sua produzione precedente, volge lo sguardo alla vita quotidiana del suo tempo segnata dalla massificazione e dall'omologazione culturale. Osserva questa realtà in modo sarcastico. Nel 1975 vince il premio Nobel, muore a Milano nel 81.

 

POETICA

È considerato uno dei poeti più rappresentativi del ventesimo secolo per la sua evoluzione poetica. Egli scrive in un ampio Arco cronologico, dal 1920 al 1980, e attraversa tutte le principali correnti poetiche del Novecento. La sua visione del mondo è caratterizzata da un lucido disincanto che si traduce in forme di pessimismo. Il poeta guarda al mondo come un insieme di eventi casuali e insensati dominati dal dolore dalla sofferenza. L'uomo avverte una sensazione di disarmonia, un male di vivere che nasce dalla consapevolezza di un'esistenza priva di senso. Egli stesso dichiara “l'argomento della mia poesia è la condizione umana in sé considerata, non questo o quella avvenimento storico. Ciò non significa estraniarsi da quanto avviene nel mondo, significa solo coscienza e volontà di non scambiare L'essenziale col transitorio”. Il compito della poesia e del poeta è quello di registrare il male di vivere e farsi testimone della dignità umana nel suo sforzo di sopravvivere al caos. Rifiuta la concezione del poeta vate Per proporre una poesia scabra ed essenziale che trasferisce il dolore in oggetti e situazioni concrete. Resiste però una fiducia residua nella possibilità di cogliere il senso della realtà, quel varco che permette di cogliere una verità definitiva come sarà elementi del paesaggio negli Ossi di seppia, o la figura femminile nelle occasioni. Però il significato ultimo della vita sfugge sempre. La poetica di Montale è fondata su elementi concreti e quotidiani che si fanno emblemi della condizione esistenziale dell'uomo contemporaneo. A differenza della poesia ermetica egli rappresenta il male di vivere attraverso oggetti che rinviano a precisi stati d'animo, individuali e universali al tempo stesso. Adopera come fa Eliot il correlativo oggettivo, la rappresentazione di oggetti o situazioni concrete non per scopo descrittivo o realistico, Ma come equivalenti di precisi stati d'animo e sentimenti. Sceglie In opposizione all'estetica del poeta vate un linguaggio dissonante, il registro è quello di una quotidianità essenziale che sa accogliere anche Termini aulici. Notiamo un lessico colto nell'opera la bufera e altro dove sono presenti anche organismi sintattici complessi. Satura invece rappresenta un’inversione di tendenza con il passaggio a uno stile prosastico e aderente al parlato.

 

OSSI DI SEPPIA

Appare nel 1925 anni in cui il fascismo si afferma come regime totalitario ed è incentrato sulla registrazione del malessere esistenziale dell'uomo contemporaneo. Il titolo rinvia allo scheletro dei molluschi, Quel che resta dopo la loro decomposizione. L'immagine da un lato allude All'attenzione per gli oggetti minuti e dall'altro alla volontà di una poesia ridotta all'essenziale, scarnificata, per trasmettere il male di vivere. Protagonista è il paesaggio Ligure che vede contrapposto il mare, luogo di perduta Armonia con la natura, e la Terra riarsa dal Sole, emblema di dolore e sofferenza. Montale rovescia il significato del panismo dannunziano in cui il contatto con la natura di veniva occasione di pienezza Vitale. Ora a causa della disarmonia la fusione con la natura non è possibile e il poeta deve registrare Tale condizione derivante dalla consapevolezza della assenza di senso della vita e della realtà. Tuttavia c'è un varco che può rompere la catena di cause effetti e cogliere il mistero della vita ma la ricerca di senso sarà sempre sfiorata è mai raggiunta. Montale si affida a immagini concrete che diventano emblemi del male di vivere.

 

LE OCCASIONI

Sono la seconda raccolta, contengono 54 liriche scritte nel pieno affermarsi del Fascismo e della Seconda Guerra Mondiale. Montale si rifugia nella difesa dei valori della cultura, attraverso una poesia più elevata e rarefatta influenzata dall’ermetismo. Il titolo allude alle possibili occasioni di salvezza che si offrono al poeta. Un ruolo fondamentale è attribuito alla memoria intesa come possibilità di recuperare passato a cui attribuire un senso che illumini il presente (Joyce). Tuttavia Il ricordo è negato e l'impossibilità di stabilire un legame con le figure del passato disorienta il soggetto. Centrale è la presenza di figure femminili che appaiono salvifiche. Notiamo fattezze stilnovistiche della donna Angelo cantata con il senal Clinzia, come Petrarca fece con Laura . Ella diviene emblema dei valori laici della Cultura e dello Spirito, gli unici che si oppongono alla violenza della storia. Lo stile dell'Opera si innalza recuperando forme più tradizionali rivisitate Alla luce di un classicismo moderno. Le liriche si differenziano dell'ermetismo per il rifiuto dell'analogia è il ricorso al correlativo oggettivo vale a dire immagini e oggetti emblematici che rinviano a precisi stati d'animo e sensazioni. Clizia non potrà mai essere come Beatrice la quale incarnava la teologia. Qui la visione è Laica. Non serve essere cattolici per riconoscere cosa sia giusto e cosa sia sbagliato.



LA BUFERA E ALTRO

La terza raccolta di Montale. La bufera allude ai drammatici eventi della Seconda Guerra Mondiale, l'altro si riferisce al dopoguerra ma anche alla varietà delle forme e dei temi nell'opera. Domina il confronto con il dramma della storia e con gli eventi collettivi non affrontati in maniera diretta ma evocati e fatti emblema di una più ampia condizione esistenziale. Il poeta si misura con la realtà ricercando una possibilità di salvezza nella figura di Clizia divenuta donna Celeste. Ma è sostituita da segni legati a una vitalità più bassa e istintuale come l'anguilla e il Gallo Cedrone. A Clizia si sostituisce volpe pseudonimo della poetessa Maria Luisa Spaziani, una sorta di anti Beatrice che incarna la forza dell’eros. Sul piano stilistico ritroviamo il plurilinguismo con alternanza di registri elevati e quotidiani


SATURA

È l'opera che segna uno stacco netto nella produzione di Montale in quanto Durante gli anni del boom economico è venuta meno ogni speranza di possibilità di sopravvivenza della poesia. Rimanda al genere della satira Latina caratterizzato dalla varietà di temi e forme e da un intento di critica della società contemporanea. Le prime due sezioni Xenia 1 e Xenia 2 sono dedicate alla moglie morta cantata con lo pseudonimo di Mosca, xenia indica idonea offerti agli ospiti e i testi sono subito offerte alla memoria di Drusilla Tanzi. Le altre due sezioni satura uno e satura due sono testi stati caratterizzati da ironia attacca la realtà contemporanea, la storia e la letteratura. Montale sceglie la via di un distacco, del pessimismo e dell'ironia. Il linguaggio basso e prosastico è vicino alle forme del parlato per riprodurre l’ impoeticità della società moderna. Negli ultimi anni della sua vita Montale si concentra su argomenti minimi e disparati usati per una critica feroce della società contemporanea e dei suoi miti

 

I LIMONI

Questa poesia rispetto alle precedenti si ispira alla semplicità quotidiana del paesaggio ligure. Abbiamo un intimo contatto con la natura, in una condizione di silenzio e attesa, sembra che esista per rivelare il più grande segreto dell'esistenza. La natura è rappresentata dall'immagine dei limoni, e permette di cogliere dietro l’insensatezza della realtà apparente, il mistero della vita. Ma con il passare delle stagioni, e con l'arrivo dell'inverno, si assiste al tedio, al grigiore cittadino. Poi successivamente si ritorna alla gioia di una nuova speranza.

La scelta dei limoni non è casuale, infatti è un simbolo della poesia montaliana. Questa pianta si contrappone volutamente alla preziosa vegetazione tipica della poesia più elevata. Esprime quindi il desiderio di uno stile quotidiano. Il profumo pungente dei limoni sta ad indicare il voler infrangere il velo che copre la realtà per rivelare la vera essenza del mondo. Questo, quindi, è un oggetto concreto e astratto, simbolico allo stesso tempo. Soprattutto a partire dalla seconda strofa, il lettore viene coinvolto in questa attesa di un evento eccezionale, che però non avviene, quindi si conclude con un'amara delusione. Il finale invece ora lascia aperto questo spiraglio di speranza, quando il poeta dice malchiuso portone. Montale invita così che il lettore a non abbandonare mai la ricerca del senso della vita.

Commenti