Riassunto Con gli occhi chiusi di Federigo Tozzi (Italiano)

CON GLI OCCHI CHIUSI

Questa opera è stata scritta a Siena nel 1913 e pubblicata successivamente nel 1919, ed è una sorta di romanzo di formazione, ma una formazione fallimentare.

Duplice aspetto del romanzo (naturalistico nella cornice e nella trama, moderno nella costruzione dei personaggi e nella rappresentazione della realtà) si riflette nell’ambivalente significato del titolo:

il primo significato, più immediato, fa rientrare la materia del romanzo nella cornice del romanzo naturalistico e quindi si allude a nient’altro che all’incapacità da parte del protagonista di vedere la realtà per quella che è, fino all’apertura degli occhi nel finale con la visione della dura realtà dell’inganno di Ghisola;

il secondo significato, più profondo, testimonia l’esigenza di Tozzi di scrivere un romanzo che rifondi un genere ormai impossibile da rendere con le regole obsolete del romanzo ottocentesco di matrice naturalistica.  Il secondo significato allude al fatto che il romanzo si presenta come 

il resoconto della realtà quale essa appare a chi non possiede i criteri razionali per vederla nei suoi concatenamenti logici  e quindi la sua oggettività è spaventosa perché deformata.

Pietro, protagonista “inutile agli interessi”, preferisce stare a letto con gli occhi chiusi, è incapace di d afferrare la realtà ed è teso a sviluppare un’altra visione, più intima, tutta focalizzata sui suoi contenuti psichici e senza nessun riscontro esteriore. 

Gli occhi chiusi sono un segno di ESTRANEITA’ al mondo, ma anche di RICOSTRUZIONE di un altro mondo al posto di quello oggettivo, ricreato dalla psiche con caratteristiche di INDECIFRABILITA’ (poetica dei “misteriosi atti nostri”) e di DEFORMAZIONE sia dei sogni che della realtà stessa.

Il rapporto di Pietro con la realtà appare irrimediabilmente compromesso: solitudine, alienazione, disadattamento, allucinazione, incubi, alterazione nevrotica. 



TRAMA

Il romanzo narra la storia della crisi interiore e dei tormenti esistenziali di un ragazzo di nome Pietro. 

Figlio di un oste arricchito, egli non ama ne frequentare la scuola ne la compagnia dei suoi coetanei e dagli altri esseri umani, preferendo la propria solitudine, affollata di fantasticherie. 

Traumatizzato dalla morte prematura della madre, Pietro rifiuta di accettare il ruolo che il padre vorrebbe per lui, quello di futuro amministratore dei propri beni. 

Era inutile agli interessi e stava bene sul letto, con gli occhi chiusi: con queste due espressioni lo scrittore vuole delinea il carattere del protagonista. 

Pietro crede di poter colmare il vuoto affettivo con l’amore per una contadina di nome Ghìsola.

Questo amore crea in lui una rivelazione, a cui si abbandona, fantasticando. 

Non così concepisce l’amore Ghìsola, che guarda la realtà con occhi di sapiente calcolatrice e non esita nemmeno per un momento a divenire l’amante di Alberto, un uomo già maturo. 

Quando questi si allontana, la prima cosa che fece fu quella di farsi sedurre da Pietro, in modo da giustificare l’incipiente gravidanza e concludere un matrimonio riparatore.

Pietro, che continua ad amarla, in un primo tempo non capisce l’inganno e solo di fronte all’evidenza dei fatti apre finalmente gli occhi chiusi, in un atroce risveglio: Quando si risveglia dalla vertigine violenta che l’aveva abbattuto ai piedi di Ghìsola, egli non l’amava più.



PERSONAGGI E AMBIENTAZIONE

I personaggi del romanzo hanno tutti un’origine autobiografica.

Domenico: si presenta come un personaggio avido e inflessibile, lui è il padre di Pietro, ricorda molto il padre di Tozzi; il ragazzo è a sua volta raffigura lo scrittore; Ghìsola ripete iò nome dell'Isola che Tozzi amò dal 1899 al 1903.

Anche i luoghi hanno l’inconfondibile impronta autobiografica del paesaggio dell’autore; il podere di Poggio a’ Meli è il Castagneto dove Federigo si rifugiava dopo gli scontri frequenti con il padre



LA PROBLEMATICA EDIPICA E IL PERSONAGGIO INETTO

L’incapacità di vedere il mondo con criteri logici e razionali e la sua conseguente deformazione hanno origine in un trauma iniziale che si rifà a una problematica di tipo edipica: “castrazione” di Pietro, mutilazione compiuta dal padre sulle aspirazioni del figlio che, per reazione, cresce rifiutandone il modello virile diventandone l’antitesi. Con Pietro abbiamo il tipo umano dell’inetto: incapace di aderire alla vita, di affrontarla attivamente, malato nella volontà, destinato alla sconfitta.  Repulsione e allo stesso tempo senso di colpa strisciante per non essere come il padre. 

Pessimismo radicale e fine di ogni ideale consolatorio perché la cecità di Pietro lo destina a soccombere insieme a tutte le altre vittime castrate dalla violenza del padre.

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