Vita e opere su Italo Svevo (Italiano)



IALO SVEVO VITA


Il vero nome Aron Hector Smith nasce nel 1861 a Trieste, città di confine all'epoca parte dell'Impero austro ungarico e dell'Europa e centrale, la cosiddetta mitteleuropea, in cui confluirono etnie e tendenze culturali diverse. Sceglie questo pseudonimo, consapevole delle sue duplici radici, infatti voleva mettere insieme l'Italia, con Italo e la Germania con Svevo. Inizio a scrivere articoli letterari per il quotidiano “Indipendente” e pubblica il suo primo romanzo, UNA VITA che si incentra sulla complessa psicologia del protagonista, prima incarnazione del perfetto inetto, incapace di approfittare delle occasioni e in bilico tra successo e debolezza di volontà. 


Si sposa con la lontana cugina Livia Veneziani, grazie a questo matrimonio inizia a lavorare nella ditta del suocero e scrive un secondo romanzo SENILITA, in cui si concentra sull'analisi delle contraddizioni interiori del protagonista, che tenta di conciliare il proprio desiderio di amore e pienezza vitale con la sua incapacità di gestire sentimenti autentici. Si dedica a viaggi d'affari all'estero, in Inghilterra dove conosce James Joyce, favorendo La nascita di una grande amicizia basata su comuni interessi letterari. Inizia ad interessarsi alla psicoanalisi: l'incontro con Joyce con le teorie freudiane portano alla composizione del suo romanzo più maturo LA COSCIENZA DI ZENO che si incentra sull'analisi della psiche del protagonista, indagata alla luce delle moderne teorie freudiane. Inizialmente la coscienza di Zeno sembrava un insuccesso, ma era apprezzato da Joyce, alcuni critici francesi e Montale che scriverà un saggio dal titolo omaggio a Svevo. Scoppia così il cosiddetto caso Svevo, inizia la stesura di numerosi testi 



PENSIERO


Originale e moderno nelle tematiche, Svevo vive una sorta di marginalità rispetto ai grandi centri culturali italiani ma al tempo stesso riesce a recepire con anticipo le novità provenienti dalla dimensione mitteleuropea di Trieste. Costruisce una cultura ampia e varia in cui confluiscono teorie anche contraddittorie (Darwin, Marx, Freud). Svevo è interessato alla soggettività dell'individuo e alla complessità della psiche. Presenta l’analisi dei contrasti interiori che lacerano l’io, diviso tra aspirazioni coscienti e pulsioni inconsce, e portato a costruirsi una serie di autoinganni per giustificare i propri fallimenti. È influenzato anche da SCHOPENHAUER, da cui desume l’idea che la volontà del singolo non sia libera, ma rappresenti l'eliminazione di una volontà superiore irrazionale. Da NIETZSCHE riprende gli spunti polemici verso la società borghese e la pluralità dell'io, mentre contrasta la teoria del superuomo collegato anche a D’ANNUNZIO.

Con FREUD scopre l’inconscio, e i meccanismi psicologici alla base della mente che inconsapevolmente maschera le sue pulsazioni più profonde. 



In Svevo l’interesse per la complessa interiorità del singolo si accompagna all’osservazione concreta del contesto sociale e della percezione della crisi dell’individuo all’avanzare della società. Da DARWIN riprende l'idea che il comportamento dei singoli sia il prodotto di leggi naturali, la lotta per la vita e la selezione naturale, ma respinge l'ottimismo di positivista in quanto la concezione di vita come lotta porta a quelli che MARX definiva i conflitti di classe. Al centro dei romanzi di Svevo è la figura dell'inetto, un antieroe debole e incapace di agire, rivolto alla continua analisi della propria psiche e nevrosi di cui è vittima, ma al tempo stesso capace di comprendere la complessità del reale. Nei primi romanzi va incontro ad un fallimento esistenziale, nella coscienza di Zeno matura una più piena consapevolezza del proprio stato, e si fa portavoce di una critica del mondo borghese di cui smaschera l'ipocrisia e le false certezze. L’inetto è l'intellettuale moderno: non appare più come il malato, ma come colui che avendo la maggiore sensibilità, comprende le incongruenze e i problemi della società.



LA POETICA

Svevo concepisce la letteratura come uno strumento per salvaguardare l'esistenza dall'oblio e per tentare di chiarirne il senso attraverso un'analisi accurata e scientifica. Secondo la sua poetica che prevedeva uno stretto rapporto tra arte e vita, solo la” letteraturizzazione”, della vita, ovvero la trasposizione nella pagina scritta attraverso il ricordo permette di arrivare al fondo del proprio essere. La scrittura diventa l'unico strumento capace di rendere il soggetto completamente consapevole della propria esistenza. Dunque propone strutture narrative nuove.

È influenzato dai realisti francesi dell'800 (Flaubert), naturalisti come Zola, per l'analisi della psicologia dei personaggi, si ispira ai romanzieri russi (Dostoevskij, indagatore dell'animo umano), atteggiamento ironico (Swift) e monologo interiore e flusso di coscienza (Joyce). Per quanto riguarda la struttura, il rapporto tra Fabula e intreccio, tempo della storia e della narrazione, è stravolto: gli eventi non si succedono più in ordine cronologico ma assecondano il tempo della memoria. La vicenda è filtrata dal punto di vista soggettivo del io narrante Che altera i fatti, condiziona i pensieri. Non dedica cura al bello stile, nella sua opera la forma risulta secondaria e strettamente funzionale al contenuto. Troviamo un linguaggio imperfetto, volontario per indicare l'inadeguatezza dell’inetto nei confronti della realtà. 


La poetica di Italo Svevo

Al centro della sua riflessione c’è il problema dell’adattamento: è possibile integrarsi nella società moderna?  Svevo legge Darwin e fa sua la teoria del darwinismo sociale: per l’uomo esistere significa adattarsi  a una struttura sociale già esistente  e preordinata, mentre chi non lo fa è destinato a essere emarginato.

Altro importante autore della formazione di Svevo è Schopenhauer, di fatto un precursore dell’inconscio. Per Shopenhauer tutti i nostri atti sono dettati dalla volontà che è un impulso irrazionale, totalmente incontrollabile; la ragione solo successivamente può comprendere i nostri atti, ma non contribuisce a compierli ed è per questo che i personaggi di Svevo spesso si autoassolvono. 

Anche per Svevo, come per Pirandello, la vita sociale è menzogna, inganno. Il romanzo deve analizzare la condizione umana, esso è analisi, studio della società. Il romanzo analizza la condizione umana e sociale , quindi la realtà, che di fatto negli scritti di Svevo è in parte autobiografica. 

La scrittura è conoscenza, tentativo di comprendere i conflitti interiori  che si vivono quotidianamente. La letteratura è strumento  per comprendere se stessi, autoanalisi  (“Fuor della penna, nessuna salvezza”). 

Fondamentale  è quindi l’apporto della psicoanalisi di Freud, che Svevo studia direttamente in lingua originale.

Parola chiave dei suoi romanzi è l’inetto, ovvero l’inadatto alla vita, colui che si lascia vivere, che non vuole mai decidere, che preferisce che decidano gli altri o le circostanze per lui e che, quando decide, sbaglia.

Quattro caratteristiche in comune dei tre romanzi (Una vita, Senilità, La coscienza di Zeno):  c’è un inetto, c’è il rivale che ne è praticamente l’opposto, c’è una donna amata che non corrisponde, c’è un lutto familiare.



L'inetto secondo Italo Svevo

Tutta le sue produzioni e il principale protagonisti delle sue opere è l'inetto detto anche l'anti eroe.


L'inetto, per ITALO SVEVO è una persona comune ma con una difficoltà, lui si sente inadatto nei confronti dell'ambiente in cui vive ciò lo porta ad essere una persona disadattata.

Il personaggio che rappresenta l'inetto vive la sua vita in balia e degli eventi che accadono, non prende decisioni, non prova a cambiare la sua situazione sociale, economica, familiare, lui sta li, impassibile e accetta tutto quello che accade, anche se non è d'accordo.

    


La Coscienza di Zeno

La Coscienza di Zeno fu il capolavoro di ITALO SVEVO.

Questo romanzo, fu una chiara apertura al mondo della psicoanalisi, mondo che era stato presentato a italo svevo attraverso darwinismo e Schopenhauer.

Questi 2 importanti personaggi storici hanno avuto, nelle opere e nella vita di ITALO SVEVO, un ruolo fondamentale, è grazie a loro che italo svevo ha iniziato a vedere la letteratura come una forma di autoanalisi, un modo per comprendersi, per capire se stessi ed è sempre grazie a loro che italo svevo diede vita alla frase (“Fuor della penna, nessuna salvezza”).

Come Italo Svevo vede la scrittura - romanzi poesie ecc...

ITALO SVEVO, quando doveva scrivere qualcosa non si limitava a creare con l'obbiettivo di divertire o intrattenere i lettori ma anzi, lui puntava a trasmettere, a chi leggeva, della conoscenza, delle informazioni veramente utili, che potessero portare quella persona a pensare, a ragionare, a riflettere su degli eventi, su delle situazioni, addirittura a risolvere dei conflitti interiori.

Per fare ciò ,affiancava all' uso della psicoanalisi, dei personaggi molto autobiografici, personaggi che rappresentano l'autore e i suoi conflitti quotidiani.



Vita di italo svevo e i suo 4 conflitti interiori

Il suo primo conflitto inizia fin da bambino.

Lui nasce a nel Trieste 1861 da madre italiana e padre Tedesco di origine ebraiche.

Nel 1861, Oltre alla sua nascita, avviene anche l'unità di Italia ma Trieste fa 

parte di quelle terre che entreranno a far parte dell'Italia molti decenni dopo, ciò fece nascere in lui il suo primo conflitto interiore.

Lui era Italiano ma si sentiva Italiano solo a metà, da qui nasce il suo nome Italo svevo (Italo=Italiano, Svevo=Svevia Una regione della Tedesca).

Trieste era una città molto importante perché, grazie al suo porto, era diventata il centro del commerciò, questo commercio oltre a creare uno scambio di merci, portava anche uno scambio di conoscenze.

Molte mersone, provenienti da svariati parti del mondo arrivavano li per vendere o comprare e tra una vendita e l'altra si trova anche il tempo di dialogare, ciò porta ad uno scambio culturale molto elevato.

Il padre di svevo era un commerciante di Vetrami ,e voleva che anche il figlio lavorasse in quel settore perciò Svevo inizio a frequentare un Collaggio a Baviera e successivamente un' Istituto commerciale a Trieste e li capì che il commercio non fu per lui e così decise si seguire la letteratura.

Avendo una preparazione commerciale e non letteraria Italo inizio a studiare svariate opere di svariati scrittori ciò lo rese uno scrittore autodidatta.

Tra i vari scrittori i suoi preferiti erano Boccaccio, Macchiavelli Ricciardini Dostoevsky, Dickens che lui stesso definiva "Gli scrittori di cose", successivamente

inizia a leggere anche i testi di Darwin, di Nice, ma filosofo che ha influenzato maggiormente la vita di Svevo fu arthur schopenhauer soprattutto l'opera intitolata "il primo che seppe di noi".

Il tempo passava e Svevo continuava a studiare come autodidatta, andava tutto bene fino a quando iniziò il crollo finanziario del padre, Che lo costrinse ad iniziare a lavorare in banca all'età di 19 anni, è qui iniziò il suo secondo conflitti interiori.

A Svevo ovviamente non piaceva lavorare in banca e appena poteva, si andava a rifugiare nella biblioteca civica per poter coltivare il suo sogno, andando a leggendo svariati libri.

Durante questi anni di lavoro in banca Svevo aveva iniziato a scrivere la sua prima opera che decise di intitolare (Una Vita), che successivamente, nel 92 pubblicò a sue spese con la speranza di avere un discreto successo ma così non fu.

La critica dell'epoca non diede troppo peso a quest'opera, la trattarono come una delle tante altre, ma Svevo non si arrese e iniziò a scrivere Senilità un romanzo che pubblicò nel 98, sempre a sue spese ma aimè anche questa opera non venne compresa.

Questi due fallimenti diedero vita alla terza conflitti interiori.

Dopo ciò Svevo smise di dedicarsi alla letteratura e iniziò a suonare il violino.

I sue 2 opere non raggiunsero il successo sperato a causa della lingua usata, Svevo era uno scrittore sgrammaticato, lui parlava tedesco e il dialetto triestino per ciò gli veniva complicato scrivere in italiano e inoltre i suoi periodi e le sue metafore erano complicate da comprendere.

Questa mancanza della conoscenza della lingua Italiana divenne il suo quarto 4 conflitti interiori.

Il tempo passa e Svevo conosce Livia Veneziani che successivamente sposerà.

Livia Veneziani indirettamente riesce a far diventare Svevo ciò che sognava di essere, inizialmente fa assumere, all'età di 28 anni, Svevo nell'azienda di vernici sottomarine, ciò gli permise di viaggiare, fino ad arrivare in Inghilterra, ed è qui che Italo Svevo ritorna ad essere uno scrittore.

Una volta arrivato in Inghilterra decide di prendere lezioni di lingua inglese, da un ragazzo di nome James Jone.

I due, una volta entrati in confidenza iniziano a leggere a vicenda i loro testi e questo fu il momento chiave della vita di Svevo, qui lui trova la prima persona che apprezzi le sue opere James Jone.

Dopo un po' di tempo scoppiò la prima guerra mondiale e Svevo dovette tornare in patria.

In quel periodo, suo cognato contrae una malattia mentale e la famiglia, per provare a guarirlo, lo portò da un medico chiamato Sigmund Freud.

Da questa conoscenza Svevo iniziò a leggere i testi di Sigmund Freud e grazie a ciò Svevo viene a conoscenza della definizione di inconscio e comprende che la tecnica usata da Freud può essere usata anche dagli scrittori per analizzare l'animo umano e raggiungere un livello maggiore di consapevolezza.

Dopo la fine della prima guerra mondiale Svevo realizza la sua miglio opera, La Coscienza di Zeno, sempre pubblicata a sue spese e come anche le altre sue opere fu un fallimento, ma grazie al suo amico inglese James Jone, la sua opera diventa famosa all'estero e successivamente venne apprezzata anche in Italia.

Ci furono 4 anni in cui Svevo scrisse e compose opere ma nel 1928 ci fù un'incidente stradale che porto via Svevo all' età di 67 anni.


Una Vita (1888-1892)

Una vita fu il primo romanzo di svevo è fu Ispirato ai testi del realismo francese, esso è composto da 20 Capitoli.

Svevo ha deciso di scriverlo in terza persona, questa scelta fu fatta per permettere, al narratore, di raccontare tutti gli aspetti della realtà deformati dal protagonista.

Il protagonista di questo romanzo è Alfonzo Nitti, un ragazzo che ha il sogno di riscattarsi attraverso la letteratura.

Per realizzare il suo sogno, la prima cosa che fa è trasferirsi dalla campagna dove è nato, alla città, precisamente a Trieste.

Grazie alle sue capacità intellettuali riesce, in poco tempo, ad essere assunto nella casa borghese del direttore di banca dal signor Maller, ed in poco tempo riuscì, involontariamente, a sedurre la figlia del suo capo, Annetta Maller e i due arrivano quasi a sposarsi ma, Alfonzo, rifiuta il matrimonio con Annetta, andando a rifiutare la possibilità di realizzare il suo sogno cioè quello di raggiungere una certa levatura sociale.

In questo periodo, la madre di Alfonso cade malata e lui torna al suo paese d'origine per aiutarla sino al suo ultimo respiro.

In questo lungo periodo di assistenza alla madre, Alfonso non contatta nemmeno una volta alla sua amata Alfonso, e quindi, dopo una lunga ricerca delle sue origini, decide di non tornare più in citta e di non farsi più vivo con la sua amata, senza importarsene delle conseguenze che questo gesto poteva provocare.

Per un lungo periodo, il nostro protagonista mantiene la sua scelta ma, dopo la morte della madre, decide di tornare a Trieste dove lo attendeva il suo lavoro però quando torna trova tutto cambiato, per prima cosa gli viene assegnato un incarico in banca più umile e successivamente scopre che Annetta si era fidanzata con un suo pretendente che gli faceva la corte da molto tempo, vedendo ciò decide di licenziarsi e di riconquistare Annetta attraverso una lettera.

Questa lettera arrivò nelle mani del fratello di Annetta che, dopo averla letta, pensa che Alfonso stia ricattando la sorella e allora, per difendere la sorella decide di sfidare Alfonso in un duello.

Alfonso preso dalla paura decide di scappare e di suicidarsi, finendo così la sua vita.

Si uccide col gas e l'amata non va neanche al funerale.


Analisi breve

Primo titolo (L'inetto figura dell'inetto)

personaggio

autobiografico

intellettuale a metà

fallisce nessuna idea 

mancanza di coraggio

  


Senilità (1892-1897)

Senilità è stata la seconda opera di Svevia, essa è composta da 14 capitoli ed anch'essa e scritta in terza persona.

Il protagonista è Emilio Brentani.

Lui vive a Trieste ed ha un carattere unico, lui riesce ad avere un senso di distacco da ciò che accade intorno a se.

I protagonisti di questa storia sono 4:

1) Il nostro protagonista Emilio

2) Poi c'è l'amico di Emilio, Stefano Balli

3) Poi ce la sorella di Emilio, Amalia 

4) Ed infine ce Angiolina, la ragazza di cui e succube Emilio.


I primi tre protagonisti vivono una vita grigia, passiva, soprattutto i due fratelli ma tutto questo cambia quando Emilio conosce Angiolina.

Inizialmente i due partono pensando ad una relazione disimpegnata ma, col passar del tempo Emilio si innamora di Angiolina, più precisamente si innamora dell'idea angelica che si era fatta di lei ma quest'ultima non contraccambia l'amore di Emilio ,anzi, Angiolina, il quale ha un carattere opportunista una chiara infedeltà verso i suo amanti, decide di uscire con l'amico di Emilio ed Emilio quando scopre di questa relazione litiga con l'amico ritrovandosi solo con la sorella, ma ciò non dura molto.

La sorella di Emilio muore a causa di un'abuso di etere ed Emilio rimase solo ritornando alla sua precedente vita grigia con ancora il pensiero di Angiolina, la donna amata ed il ricordo della sorella Amalia ormai deceduta


Analisi breve

Emilio ama Angiolina (Angelo che si allontana) inganni 

fratm Stefano Balli 

la sorella Amalia ama fratm

morte di amalia 

solitudine di Emilio

Vita di illusioni



UNA VITA 1887 e il 1892


Il protagonista è il giovane provinciale Alfonso Nitti, che si stabilisce a Trieste, trova lavoro nella banca Maller. Ha l’occasione per mostrare le sue qualità quando è ammesso nel salotto di casa MALLER dove conosce la figlia del padrone, Annetta che gli offre di collaborare per la stesura di un romanzo. Nonostante un interesse da parte dei due, il protagonista decide di allontanarsi per evitare uno scandalo, torna al paese natale, assiste alla morte della madre e quando torna a Trieste trova Annetta ufficialmente fidanzata con il cugino Macario. Colto dalla gelosia, chiede la ragazza ultimo incontro, ma si presenta il fratello di lei che lo sfida a duello, Alfonso si suicida la sera prima.


La struttura del romanzo trova legami sia con il romanzo di formazione sia con quello di analisi sociale naturalista. Il protagonista compensa il proprio senso di inferiorità sociale con le ambizioni artistiche, ma è destinato ad essere vinto. Il romanzo dedica spazio anche alla psicologia del personaggio in cui coesistono atteggiamenti volitivi e insieme rinunciatari. Per giustificare la propria inettitudine Alfonso afferma di voler rinunciare alla vita adottando un atteggiamento di superiore distacco, che rinvia a Schopenhauer, ma la sua fuga è sinonimo di paura di vivere, debolezza della volontà.



SENILITA 1898


Il titolo allude la condizione psicologica del protagonista Emilio brentani, un impiegato che vive al riparo dalle delusioni della vita, accudito dalla sorella Amalia. La routine della sua esistenza piccolo-borghese è interrotta dall'incontro con Angelina, con cui Emilio inizia una relazione, ma i continui tradimenti, inducono il protagonista a troncarla. Scopre che la sorella Amalia ha iniziato a drogarsi, e solo dopo la sua morte, trova la forza di lasciare Angiolina e riprende la sua vita grigia e prevedibile. 


Abbiamo anche qui la figura dell’inetto, ma interpretata in modo diverso: qui diversamente da Alfonso, Emilio si mostra già dall’inizio come uno sconfitto che ha rinunciato ai rapporti umani di cui teme le delusioni. Svevo si concentra esclusivamente sulla psicologia del protagonista, caratterizzata dal contrasto tra le pulsioni vitalistiche e la volontà di salvaguardare la propria sicurezza. I 4 personaggi principali sono organizzati secondo un sistema compatto e simmetrico: due di loro sono passivi e perdenti, gli altri due disinvolti e vincenti. La voce narrante adotta la terza persona, ma il suo punto di vista corrisponde con quello soggettivo di Emilio, che trasfigura la realtà in modo da renderla rassicurante. Gli autoinganni di Emilio sono smentiti da commenti ironici del narratore esterno



LA COSCIENZA DI ZENO 1919 e il 1922


L’opera, suddivisa in otto capitoli, si presenta come un memoriale che il ricco commerciante triestino Zeno Cosini inizia a scrivere su consiglio del proprio psicanalista (il «dottor S.») e che viene interrotto quando il protagonista dichiara di essere guarito dalla sua nevrosi. Il romanzo si apre con una Prefazione del dottor S. che dichiara di pubblicare gli scritti del suo paziente per vendicarsi del rifiuto di proseguire la cura e si chiude con un capitolo intitolato Psicoanalisi, formato da frammenti redatti da Zeno dopo la sua presunta guarigione. Il corpo della narrazione è costituito da sei capitoli centrali, in cui gli eventi passati vengono ricordati secondo un ordine non cronologico, ma tematico. È la ricostruzione, operata da Zeno, delle tappe della propria nevrosi. Al centro della vicenda si pone ancora una volta un antieroe nevrotico e «inetto», che però, a differenza di Alfonso ed Emilio, ha successo sia in ambito familiare che professionale e riesce a trasformare la sua condizione in un'opportunità per osservare la realtà borghese con distaccata e critica ironia. 


Sul piano tematico, il motivo centrale del romanzo è costituito dalla contrapposizione tra «salute» e «malattia». Sentendosi affetto da un profondo disagio psicologico, Zeno intraprende la terapia con il dottor S., che individuerà le radici del suo disturbo in un irrisolto complesso edipico, cioè nel rapporto di odio-amore che lo lega alla figura paterna. 

Questa interpretazione viene però respinta da Zeno, che giunge alla paradossale consapevolezza che la vita stessa è malattia e coloro che appaiono «sani» sono in realtà «malati» in quanto chiusi in certezze convenzionali e infondate. 

Al contrario, la presunta nevrosi di Zeno diventa uno strumento conoscitivo e critico, venendo a coincidere con una superiore consapevolezza della complessità del reale. 


Il romanzo si propone quindi come l'autoanalisi da Zeno della sua «coscienza» alla ricerca di una chiarificazione su sé stesso e sulla realtà. Come il dottor S avverte nella Prefazione, nel suo memoriale Zeno mescola più o meno verità e menzogne. La modernità consiste nella ricerca mancata di un senso univoco della realtà e di sé che si rispecchia nell'adozione di tecniche narrative innovative, che rendono l’opera priva di una possibilità di interpretazione univoca. 


La narrazione svolge in prima persona, il protagonista è però portato a travisare gli eventi e i suoi sentimenti attraverso autoinganni. Zeno è quindi un narratore inattendibile, narra la storia della sua malattia a posteriori, basandosi sui propri ricordi e mescolando piani temporali diversi. A questa impostazione si aggiunge inoltre il filtro straniante dell'ironia, che rende ulteriormente ambigue le affermazioni del narratore. Ne deriva nel complesso un'opera aperta, in cui il lettore è continuamente chiamato in causa per collaborare alla ricostruzione della verità.


Quali convenzioni vengono condannate da svevo?

Quelle borghesi che fanno sembrare la realtà perfetta, che esprimono apparentemente un senso di sicurezza in realtà assente. Questa realtà che l’inetto indaga continuamente si rivela falsa ed ingannevole. E’ un mondo falso, fatto di convenzioni fallaci. 


Confronto personaggi di D’Annunzio e Svevo

D’Annunzio e Svevo sono due personalità completamente differenti: il primo, cultore dell’estetismo, attua un’identità fra arte e vita, ponendo l’arte in una posizione di assoluto privilegio, al contrario Svevo concepisce l’arte come una sorta di medicina per colui che non riesce ad identificarsi a pieno con la società. I personaggi di Pascoli sono praticamente l'opposto di quelli dannunziani, perché sono degli inetti, soggetti che soffrono della loro inadeguatezza alla vita. Quindi vi è una contrapposizione tra il piccolo uomo medio borghese di Svevo e gli eroi eccezionali di D'annunzio. I personaggi di Svevo imparano a conoscere i propri limiti, si sforzano di convivere con i limiti della loro mente e della realtà, egli esprime la crisi esistenziale dell'uomo novecentesco, incapace di ritagliarsi un ruolo all'interno di una società fondata unicamente su valori economici. Mentre il mito del superuomo dannunziano esprime l’idea di un uomo nuovo che riconquista il mondo e si appropria di ogni angolo della natura, un individuo superiore alla massa chiamato ad opporsi alle convenzioni borghesi e legittimato ad imporre la propria volontà di potenza


Cosa prende svevo da Nietzsche

Da Nietzsche riprende la teoria della pluralità dell'io e la critica spietata dei valori borghesi. Un aspetto tipicamente nietzschiano riscontrabile ne La coscienza di Zeno è la configurazione del tempo. Possiamo analizzarlo in relazione a due elementi: il rapporto di Zeno col fumo e il ruolo della scrittura nell’interpretazione del passato. In realtà c’è, nelle intenzioni di Zeno, non già la volontà di smettere di fumare, ma di vivere in un eterno presente: non c’è passato né futuro, solo l’attimo di godimento che viene percepito come ultimo e proprio tale percezione permette un godimento così intenso. Qui quindi notiamo il concetto di eterno ritorno di Nietzsche.



PREFAZIONE E PREAMBOLO


Il primo capitolo del romanzo redatto dal dottor S, pubblica per vendetta le memorie del suo paziente dopo abbandono della terapia. Nel capitolo successivo invece a parlare è Zeno. La prefazione e il preambolo hanno la funzione di avvertire lettore dell’assoluta inattendibilità del testo che sta per leggere, in cui si mescoleranno verità e bugie.

I primi due capitoli del romanzo svolgono una funzione introduttiva, chiarendo i particolari rapporti di antagonismo che legano il protagonista al suo psicanalista. Nella Prefazione il dottor S si rivolge al lettore, informandolo che quella che leggerà è una sorta di autobiografia redatta dietro suo consiglio dall'anziano Zeno Cosini, come preparazione alla terapia psicanalitica. Egli afferma esplicitamente di voler pubblicare il memoriale «per vendetta», indispettito dalla decisione di Zeno di interrompere la cura, sebbene si poi dividerà con lui il ricavato della pubblicazione, a patto che egli prenda la cura. 

Nella PREFAZIONE la voce narrante è il dottor S. Nel presentarlo al lettore, egli scredita la credibilità di Zeno. Il dottore stesso è una figura ben poco attendibile e professionale, che sembra infrangere tutti i canoni della psicanalisi freudiana, sembrando quasi una grottesca caricatura di Freud. “Spero che di questa mia azione si dispiaccia” 

Il PREAMBOLO costituisce l’inizio del memoriale di Zeno. Il primo tentativo di abbandono al fluire della memoria si risolve in un sonno profondo, mentre i successivi inducono il protagonista a riflettere sulla condizione del bambino, ignaro della malattia e del dolore esistenziale che lo aspetta. Il protagonista Tra ingenuità e ironia si mostra disposto a seguire le indicazioni del dottore, nonostante sottolinei la propria perplessità.  L’immagine del “bambino in fasce” suscita in Zeno una serie di riflessioni che anticipano i temi centrali del romanzo: il rapporto tra coscienza e consapevolezza e quello tra salute e malattia. Il protagonista osserva che l’infanzia è ignara dell’importanza del ricordo.


Come cambia il romanzo rispetto all’800?

Questi due capitoli contribuiscono ad avviare la dissoluzione delle strutture romanzesche tradizionali: viene meno l’attendibilità dei narratori, l’autore svela da subito la conclusione della vicenda (la scelta di Zeno di abbandonare la terapia). Nel preambolo inizia la mescolanza dei piani temporali che caratterizza l’opera, la continua alternanza tra passato e presente. Fin dall’esordio Svevo chiama quindi in causa lo spirito critico del lettore, invitandola contribuire alla costruzione del suo significato. 


L’ULTIMA SIGARETTA e la concezione del tempo

Con questo brano inizia il terzo capitolo. L’autoanalisi ha inizio da un sintomo apparentemente meno grave della nevrosi, il vizio del fumo. Il vizio del fumo è solo un sintomo della nevrosi di Zeno, il desiderio di smettere, però, paradossalmente alimenta il vizio: il rituale dell’ultima sigaretta accresce il piacere del fumo, in quanto soddisfazione di un desiderio a cui si aggiunge l’emozione della trasgressione di un divieto. Mentre i protagonisti dei due primi romanzi di Svevo soffrivano per la propria inadeguatezza alla vita, Zeno si presenta come un inetto maturo e disincantato. È relazione in prima persona evidenzia l’autoironia del protagonista, rivolta anche verso la psicoanalisi e le sue teorie. Nel brano il presente della scrittura si alterna con il passato del ricordo, facendo riferimento a momenti diversi della vita di Zeno. All’ordine cronologico lineare tipico della narrazione ottocentesco e sostituisce un intreccio di livelli cronologici diversi all’interno del tempo misto della coscienza, che è circolare. Vi sono tre piani temporali: il passato remoto dell’infanzia, il presente di Zeno, il passato più recente dei tentativi di smettere. Al termine del testo è riportata la frase “e poi il tempo, per me, non è quella cosa impensabile che non s’arresta mai. Da me, solo da me, ritorna” (Bergson e Pirandello)



LO SCHIAFFO DEL PADRE CAP IV


Qui Zeno rivive la grande catastrofe della Sua vita, ovvero la morte del padre e ripercorre il rapporto conflittuale basato su una reciproca incomprensione tra un borghese solido e concreto e un giovane stravagante e intraprendente. Sempre tra i 2 c'è stato un rapporto conflittuale, segnato dalla compresenza tra affetto e rivalità. Secondo le teorie freudiane il dottor S. individuerà la radice della nevrosi di zeno in un irrisolto complesso edipico. Quando il padre cerca di alzarsi, Zeno lo trattiene, e così il padre lo colpisce con un violento schiaffo, che Zeno interpreta come una punizione. Lo schiaffo gli suscita angoscia, e per superarla, mette in atto un processo di rimozione che lo induce a rievocare gli aspetti positivi del padre. Le interpretazioni di questo brano sono molteplici, spetta al lettore ricercare questo significato ambiguo.



L’ESPLOSIONE FINALE


Il finale del romanzo è costituito da quattro annotazioni che si immaginano scritte da Zeno dopo la decisione di interrompere la cura. Sorpreso dallo scoppio della Grande Guerra, Zeno viene diviso dalla sua famiglia e, tornato a Trieste, si dedica agli affari. La conclusione del romanzo può essere scomposta in sequenze. 

-La prima parte è dedicata al dottor S., che ha richiesto a Zeno altre pagine del suo memoriale, ritorna il dissidio tra analista e paziente ricollegandosi alla una struttura circolare al Preambolo;

-Nella seconda sequenza Zeno annuncia polemicamente la propria completa guarigione;

-Nell'ultima parte il tono muta sensibilmente e l'attenzione si sposta sul futuro dell’umanità. Secondo Zeno, l'uomo si è sottratto alle regole della natura e ha messo in pericolo la propria sopravvivenza: forse solo una catastrofe potrà guarire la Terra dalla presenza di un'umanità «inquinata alle radici». 

Zeno si proclama guarito dalla sua nevrosi: questa affermazione suscita però nel lettore qualche legittimo sospetto. Egli insiste sulla sua guarigione per convincere sé stesso e suscitare l'irritazione dello psicanalista. Secondo le teorie freudiane l'opposizione al terapeuta è però una reazione comune del nevrotico, dimostrando la fondatezza della sua diagnosi. Il protagonista inoltre afferma che la vita stessa è una malattia, mescolando verità e autoinganni.

Il protagonista attribuisce l'origine della sua guarigione al successo negli affari, approfittando della crisi economica causata dalla guerra. Egli ha dunque assimilato la mentalità capitalistica, tipica della società borghese che ha sempre condannato. In quest'ottica sembra risolversi anche l'apparente contraddizione tra il lieto fine individuale della sua vicenda e l'inquietante profezia che conclude il romanzo. Zeno è in realtà guarito perché si è pienamente inserito in un mondo che, credendosi sano, è radicalmente malato, tanto da trasformare la guerra in un'occasione di sopraffazione. La consapevolezza raggiunta dall'«inetto» coincide con il riconoscimento delle piaghe della società borghese e dell'umanità


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